Nel mio lavoro di ghostwriter incontro molte persone interessanti, alcune sono speciali. Cristina Lenardon è il direttore generale di @uxilia, una sorta di deus ex machina che coordina il delicato lavoro della onlus presente sui fronti caldi del mondo dove interviene soprattutto a favore di donne e bambini. Ho incontrato Cristina a Bologna più o meno un anno fa quando ancora stavo scrivendo il libro La bambina con il fucile. Mi è sembrata una persona trasparente, riflessiva eppure appassionata e ho provato per lei una simpatia immediata. Cristina condivide il sogno di @uxilia di aiutare le persone deboli e sfortunate, di tutelare i diritti umani ovunque ce ne sia necessità, in Italia e nel mondo attraverso interventi di cooperazione internazionale.

Ho notato in @uxilia una forte componente femminile in posizioni di grande rilievo. Come nasce questo singolare caso di valorizzazione femminile?
Giusta osservazione. Sono poche le donne impegnate inorganizzazioni come la nostra, che ricoprono posizioni centrali. Il nostro presidente, Massimiliano Fanni Canelles, è convinto che le donne siano dotate di una grande sensibilità e al tempo stesso di una spiccata capacità organizzativa. Da qui nasce la valorizzazione del ruolo femminile in qualsiasi tipo di attività sia necessario svolgere in @uxilia. Io aggiungo che noi “donne” di auxilia abbiamo una tenacia e una determinazione molto forte che porta a far sì che tutte le nostre azioni risultino davvero efficaci per coloro che ne sono i beneficiari“.

Dalla prima volta che ti ho incontrato ho percepito il tuo entusiasmo per il progetto legato al libro che stavo scrivendo, La bambina con il fucile, che racconta la storia dell’intervento di @uxilia in Sri Lanka a favore dei bambini soldato e dei piccoli oggetto di abuso sessuale, talvolta perfino in famiglia. @uxilia ha scelto di raccontare una delle storie legate alla sua attività per farsi conoscere invece di affidarsi ai soliti spot pubblicitari veicolati attraverso la radio o la televisione. Un’operazione meritoria, ma non priva di rischi perché in Italia i lettori sono pochi. Come è nato il progetto del libro? Raccontaci qualcosa dei retroscena.
Puntare su qualsiasi cosa rappresenti una forma di cultura è un rischio, ne siamo consapevoli, ma siamo convinti che questa sia la strada giusta. Del resto le cose facili non sono nelle nostre corde, ormai dovresti saperlo. Ricordo la prima volta che ti ho visto, non a Bologna dove ci siamo incontrate di persona, ma via Skype. Era una sera d’inverno, di te sapevo solo quello che aveva detto Max presentandoci. Lui aveva già interpellato diversi ghost writer e si era fermato su di te. Voleva il mio parere. Abbiamo scambiato poche parole, mi sono bastate. A collegamento chiuso Max mi aveva chiesto: «Allora, cosa ne pensi? Ti piace?». «Sì» avevo risposto d’istinto. «Mi piace.» E lui: «Ok, è lei. Si fa con lei il libro». Ed è così che ti abbiamo scelta  senza esitazioni per scrivere quello che noi chiamavano il nostro “diario”. Abbiamo capito subito che eri la persona giusta a cui affidare un piccolo tesoro: le esperienze vissute, i momenti tragici spesso carichi di orrore, le storie di cui eravamo stati testimoni e in parte protagonisti in giro per il mondo. Volevamo chiudere in un libro una parte di ciò che siamo riusciti a fare, nel tempo, per portare un po’ di sollievo nella vita di tanti bambini e tante donne sfortunati. Non si affida a chiunque un compito così impegnativo! …e qui mi commuovo, quindi andiamo oltre”.

Adesso mi ricordo di quel collegamento. Era una domenica pomeriggio sul tardi e mi avete chiamato su Skype senza alcun preavviso. Io stavo lavorando e… anche voi. Non immaginavo di essere sotto esame, comunque sono contenta di averlo passato. A giudicare dal risultato è stata una buona scelta sia per voi sia per me. Scrivere questo libro è stato faticoso, doloroso, appassionante, ma ne è valsa la pena. Ho scoperto un mondo che non conoscevo e nuovi amici. A proposito di amici e parenti, cosa regalerai loro per le prossime feste? Magari nella tua lista ci sono anche dei libri?
Nella mia lista dei regali per Natale ci sono sempre tanti libri. Amo regalarli e amo riceverli e ovviamente quest’anno c’è La bambina con il fucile, sopra a tutti. Regalerò il nostro libro agli amici più intimi e ai parenti. Per me il momento della consegna dei doni è dopo la cena della Vigilia. Come ogni anno, da molto tempo ci ritroviamo tutti a casa mia, lo stare insieme è per me il regalo più bello“.

Grazie, Cristina, e tanti auguri!

ghost writer

Facciamo passaparola! Compera, leggi e regala La bambina con il fucile perché ogni copia venduta offre una speranza a un bambino in difficoltà. @uxilia ha scelto di farsi conoscere con un libro invece che con uno spot pubblicitario. La bambina con il fucile, letta, recensita, regalata è parte di una catena virtuosa che contribuisce a salvare i tanti bambini che vivono un conflitto, non hanno più una casa, magari neppure una famiglia o degli amici e non vanno scuola. Ai più sfortunati insegnano a fare la guerra, li costringono alla violenza e a farsi ammazzare.

#LeggiConIlCuore #LaBambinaConIlFucile. Condividi la campagna per la raccolta fondi attraverso il libro i cui proventi sono destinati a sostenere le attività di @uxilia. Acquistare questo libro, leggerlo, diffonderlo, vuol dire contribuire a salvare i #bambinisoldati #soldatiniperforza.

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