“Mi vergogno perché ci sono, su questa terra, uomini che non possono più pensare, nè amare, nè sperare, ma soltanto tremare, tremare incessantemente; soltanto fuggire, e continuare a fuggire; fare da scudo con i loro corpi ai propri figli, per ripararli dal fuoco o dal gas che non darà loro scampo. Davanti a un simile spettacolo, noi siamo come dei testimoni che non sanno più se tacere o se non ascoltare. Effetto della «de-realtà»? Alla fine ci siamo assuefatti alla sofferenza degli altri? O ci troviamo forse ai giochi circensi? L’inconfessabile compiacimento nel veder agonizzare degli omuncoli laggiù, mentre noi, dalle tribune, ci dimentichiamo di alzare il pollice? O che non sia forse quella specie di sollievo che si prova quando ci si sente al caldo, a casa propria, mentre fuori piove a dirotto — tranne che, laggiù, piovono bombe?” Così ha scritto Bernard-Henry Lèvy su Corsera, gridando il suo dolore in un lungo articolo che si conclude con l’accusa a noi europei di essere testimoni indifferenti di  questa ecatombe “come accadde davanti alle grida uscite ieri dai campi di sterminio”.

Ha ragione, non ci sono scuse. Inutile sottolineare come tutti gli orrori dei vari conflitti siano ampiamente documentati in tempo reale. Forse sarebbe meglio rimarcare l’impassibilità con cui accogliamo qualsiasi notizia o immagine. Infatti, quando manifestiamo compassione e pena per le piccole vittime di Aleppo, per l’uso dei bambini soldato, per i neonati sui barconi dei migranti o per i morti negli attentati, fingiamo, persino con noi stessi, sentimenti impermeabili a qualsiasi concreta reazione.

Il Natale mi ha sempre messo a disagio, ancora più ora che da questa parte del mondo festeggiamo, seppure con luminarie un po’ appannate, una festa che non possiamo più permetterci. Certo, ci sono le eccezioni, persone di buona volontà che fanno bene, e poi anche noi abbiamo i nostri poveri, ci mancherebbe! Offriremo un pasto caldo e una fetta di panettone pure a loro, purché non turbino la festa. Ma in generale il senso della decenza non ci appartiene più, almeno per ora l’abbiamo perso.  Lo ritroveremo con l’anno nuovo? Non so. Dicono che la speranza sia l’ultima a morire, certo che ora è messa a mal partito.

E allora? Buon Natale, fate voi. Festeggiate come potete.

 

 

 

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