L’avreste mai detto che, secondo dati ufficiali, in Cina si pubblicano circa mezzo milione di libri l’anno e sessantasei di questi superano il milione di copie vendute? Lo spiegano in un articolo molto interessante, uscito su FirstOnline, i tipi di goWare ebook team e lo fanno con grande chiarezza mettendo a corredo una serie di tabelle che consentono di confrontare i numeri relativi alle pubblicazioni di moltissimi Paesi. Da quando ho scoperto che tra i libri più venduti al mondo sono più di uno quelli scritti da ghost writer (ne ho parlato qui), mi piace seguire l’andamento del settore soprattutto nei Paesi in cui si sta sviluppando il gusto per la lettura. Di sicuro non immaginavo che fosse la Cina ad avere il primato della pubblicazione, in valori assoluti, del maggior numero di novità, infatti supera il mercato leader, quello Usa, di circa 150mila unità. Inoltre, stupisce non poco scoprire che i cinesi studiano ancora sui libri di carta, mentre nel tempo libero leggono sugli smartphone e apprezzano alcuni nuovi formati narrativi che trovano online su piattaforme specializzate. Ovviamente traducono anche opere  di autori stranieri; nel 2016 la fiction più venduta è stato Il cacciatore di aquiloni di Khaled Hosseini. Nell’elenco dei Paesi da cui acquistano l’Italia non figura, ciò è tristemente ovvio.
Un altro elemento molto interessante riportato nell’articolo su FirstOnline riguarda il modello editoriale che sta prendendo forma in Cina, assai diverso dal nostro. I cinesi non dipendono da Amazon e dal self publishing in ebook come noi, ma prediligono il ricorso alle piattaforme e alle applicazioni di pubblicazione online che hanno già conquistato molti giovani autori. Mi piacerebbe essere nelle condizioni di leggere alcuni di questi scrittori, anzi, forse no, considerato le esperienze di lettura spesso desolanti che ho fatto tentando di leggere alcuni hobbisti della penna che si sono autopubblicati in Italia. Immagino che la massa enorme dei dilettanti cinesi non possa essere meglio, con le solite eccezioni del caso.

La Cina ha molti grandi scrittori. Mi ha affascinato MoYan con Sorgo Rosso, un poema epico più che un romanzo, ho molto apprezzato Xiaolu Guo in La Cina sono io e 20 frammenti di gioventù vorace, mi ha commosso la testimonianza di  Xinran, la giornalista autrice de Le figlie perdute della Cina e già molti anni fa avevo letto il magnifico Cigni selvatici, un libro del 1991 di Jung Chang che narra l’epopea di tre donne, l’autrice, sua madre e la nonna attraverso un secolo di storia cinese. Altri libri di autori cinesi sono già impilati sul mio tavolo, in attesa di essere letti. È un universo che vi consiglio di esplorare e che io ho scoperto in modo approfondito quando, in qualità di scrittore fantasma, ho raccontato la storia di Renato Tormenta ne La regola dell’eccesso, una vicenda che ha molto a che fare con questo Paese.

Certo la potenziale platea dei lettori cinesi fa sognare chi scriva illudendosi di convincere almeno l’asfittico mercato italiano! Mi chiedo però quali siano i libri italiani potenzialmente interessanti per la Cina. La maggior parte degli scrittori nostrani è concentrato su se stesso e racconta, alcune volte molto bene, quelle che io chiamo le piccole storie; raramente narra scenari tanto ampi da potere suscitare l’interesse di un pubblico diverso dal nostro, fuori dai nostri confini. È  un limite su cui dovremmo ragionare.

 Immagine dal web_Foto di Wang Fuchun

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