Ho visto “Favolacce”, il film dei fratelli D’Innocenzo, presentato in concorso al Festival di Berlino 2020, dove ha vinto il premio per la miglior sceneggiatura – qui il trailer: https://youtu.be/CHPo-pRtxdU
La storia è ambientato in una periferia romana che pare piantata nel cuore del nulla ed è popolata da orchi grandi e piccoli. La misura fantastica della narrazione in realtà è la dimostrazione plastica di una realtà che va molto oltre ciò di cui è capace la nostra fantasia. Insomma, qui si racconta la favola tristemente “vera” di un mondo miserabile: il nostro.
Cit. dalla voce narrante “off”:
“M’è capitata una cosa curiosa settimane fa: ho trovato il diario di una bambina. Io quel diario l’ho tenuto, perché quella vita mi piaceva! Quanto segue è ispirato a una storia vera, la storia vera è ispirata a una storia falsa…la storia falsa non è molto ispirata!”
Il film mi è piaciuto, è coraggioso, originale, ben costruito e lo dico nonostante la fatica che ho fatto per seguirne la visione, infatti l’uso del romanesco per giunta a tratti impastato in una dizione coerente con la storia, è limitante. O almeno lo è per me che “sono del Nord”, Milano, e mi viene da ridere nel momento in cui do di me stessa una definizione geografica che non mi appartiene a livello di pensiero ed è lontanissima dal mio modo di intendere i confini, o meglio la loro assenza.
Per Favolacce trovo coerente la scelta di far parlare i personaggi in romanesco, ai più ne consiglio la visione con i sottotitoli in italiano. Intendiamoci, io apprezzo l’uso dei dialetti sia in letteratura sia nel cinema, ma oltre che giustificato deve anche essere gestito in modo da non penalizzare l’immediata e chiara fruizione del libro o del film da parte del lettore, o dello spettatore. Al contrario trovo irritante che il romanesco sia quasi diventato il dialetto cinematografico per antonomasia nella maggior parte dei film italiani e che sia la lingua nazionale utilizzata da molti attori e non solo, nelle loro apparizioni in pubblico. L’attuale produzione cinematografica è romano-centrica, questo è un fatto, ma è sempre utile, e corretto, che il romanesco prevalga sull’italiano?
GRAZIE.
Mi chiedevo se fosse un problema mio, ma é il film che é davvero incomprensibile in molte scene! Che é un peccato perché altrimenti sarebbe davvero godibile.
E ti do ragione anche sul fatto che nei film italiani la cadenza romana pare ormai l’unica opzione possibile, colpa nostra se non capiamo…bah!