È un pomeriggio lento, quello del Venerdì santo. Tra una pausa caffé e una passeggiata per sgranchire le gambe, scorro le notizie e scopro un tweet di Paolo Nori, questo:

 

Subito lo associo alla storica battuta pronunciata da Umberto Eco nel 2015:

“I social network sono un fenomeno positivo ma danno diritto di parola anche a legioni di imbecilli che prima parlavano solo al bar dopo un bicchiere di vino, senza danneggiare la collettività. Ora questi imbecilli hanno lo stesso diritto di parola dei Premi Nobel”.

Purtroppo ambedue le affermazioni sono vere e, a distanza di anni, la situazione è peggiorata. L’ignoranza dilagante, l’analfabetismo di ritorno, l’incapacità di esercitare un pensiero critico, la indisponibilità all’ascolto, la perdità della capacità di concentrazione indotta dalla smania di velocità con cui cerchiamo di stare al passo con mille cose sceme, oltre che inutili, tutto questo e molto altro ci hanno portato fuori strada.

Abbiamo cominciato a deviare imparando certe cattive abitudini dalla televisione che grazie ad alcuni programmi – pensati non a caso – ha decretato il successo dello “scemo del villaggio”; sto sempre citando Eco. In seguito il marketing e la politica si sono accorti di quanto fosse conveniente coltivare l’imbecillità per aumentare le vendite e il consenso. Adesso siamo immersi in una melma da cui è difficile uscire, infatti il dialogo e il confronto sono strumenti sconosciuti a quelli che sanno sbraitare per mettersi in mostra e niente altro, gratificati da un sistema che premia gli ascolti di spettacoli/discorsi senza contenuti o del tutto fasulli e anche indecorosi.

Ormai la categoria degli imbecilli è stata sdoganata e una parte non piccola della società ha iniziato a deragliare. Ciascuno di noi ha intorno a sé qualche esempio di persone capaci di produrre danni a se stesse e agli altri, talvolta inconsapevolmente. A peggiorare le cose c’è che gli imbecilli sono rumorosi, ignorano il vantaggio che deriva dal tacere e sono esperti in qualunque scienza.

È un fatto che spesso gli altri, quelli che hanno competenze specifiche e sanno osservare e riflettere, forse immersi in un pessimismo cosmico, si astengono dall’intervenire. Un po’ di tempo fa un amico con cui commentavo la boiata che teneva banco in quel momento mi ha detto: “Non è che le persone intelligenti siano scomparse, si sono ritirate. Rassegnamoci, in questo momento storico hanno vinto loro, gli imbecilli che oltre che imbecilli spesso sono sono anche tante altre cose. Per esempio disonesti e corrotti”.

Per quel vedo e di cui ho esperienza, il mio amico ha ragione. Devo stare all’erta, non voglio arrivare a sentir passare su di me “il vento dell’ala dell’imbecillità” (Baudelaire, 1862). Al massimo posso concedermela in un momento in cui sto in pausa, come adesso. 🙃

Immagine d’apertura: Emilio Tadini_RitrattoDiScrittore_acrilico_1987

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