Nel 2015, in occasione dei settant’anni dalla liberazione dell’Europa dal nazismo, verrà mostrato in alcuni festival e il 27 gennaio, Giornata della Memoria, sarà trasmesso sulla TV inglese HBO, un documentario inedito…
Arte Fiera 2015 conferma il trend di rilancio, avviato nel 2013, e riprende definitivamente il ruolo di principale e più completa manifestazione dell’arte moderna e contemporanea italiana. Risale ancora il numero delle Gallerie…
Nel 2014, oltre 23 milioni 750 mila persone di 6 anni e più dichiarano di aver letto almeno un libro nei 12 mesi precedenti l’intervista, per motivi non strettamente scolastici o professionali. Rispetto al 2013, la quota di lettori di libri è scesa dal 43% al 41,4%. La popolazione femminile mostra una maggiore propensione alla lettura già a partire dai 6 anni di età: complessivamente il 48% delle femmine e solo il 34,5% dei maschi hanno letto almeno un libro nel corso dell’anno. La quota di lettori è superiore al 50% della popolazione solo tra gli 11 ed i 19 anni mentre la fascia di età in cui si legge di più è quella tra gli 11 e i 14 anni (53,5%). La propensione alla lettura è fortemente condizionata dall’ambiente familiare: leggono libri il 66,9% dei ragazzi tra i 6 e i 14 anni con entrambi i genitori lettori, contro il 32,7% di quelli con genitori che non leggono libri. Nel Mezzogiorno la lettura continua ad essere molto meno diffusa rispetto al resto del Paese: meno di una persona su tre nel Sud e nelle Isole ha letto almeno un libro (la quota di lettori è rispettivamente il 29,4% e il 31,1% della popolazione). Si legge di più nei comuni centro dell’area metropolitana: la quota di lettori è al 50,8%, ma scende al 37,2% in quelli con meno di 2.000 abitanti. Quasi una famiglia su dieci (9,8%) non ha alcun libro in casa; il 63,5% ne ha al massimo 100. I “lettori forti”, cioè le persone che leggono in media almeno un libro al mese, sono il 14,3% dei lettori, una categoria sostanzialmente stabile nel tempo. La crisi della lettura è da attribuire soprattutto a una diminuzione dei “lettori deboli” (da 11,5 milioni del 2013 a 10,7 del 2014, pari a una variazione annua del-6,8%). Quasi un lettore su due (45%) dichiara di aver letto al massimo tre libri in un anno. Circa 5 milioni di persone di 6 anni e più hanno dichiarato di avere letto o scaricato libri online o e-book negli ultimi tre mesi: una quota pari all’8,7% della popolazione di 6 anni e più ed al 15,6% delle persone che hanno utilizzato Internet negli ultimi tre mesi. Il principale fattore che limita la diffusione dei libri in Italia è, per un editore su due (49,9%), la mancanza di un’efficace educazione alla lettura. Lieve segnale di ripresa della produzione editoriale nel 2013: aumentano del 6,3% i titoli pubblicati e del 2,5% le copie stampate. Il mercato digitale continua a crescere. Quasi un libro stampato su quattro (circa 15.000 titoli, pari a oltre il 24% della produzione totale del 2013) è diffuso anche in formato e-book. La versione digitale è ormai prevista per quasi la metà dei libri scolastici (49,6%). Le librerie indipendenti e gli store online sono considerati dalla maggioranza degli editori (rispettivamente il 41,3% e il 31,5%) i canali di distribuzione su cui puntare, per accrescere la domanda ed ampliare il pubblico dei lettori. Il settore dell’editoria per ragazzi mostra invece una netta ripresa (+18,6% il numero di titoli pubblicati rispetto al 2012) e +23,1% per l’editoria educativo-scolastica. Fonte Istat – Produzione e lettura di libri – 15_gen_2015 – Testo integrale
18 gennaio 2015
“Secondo la radio inglese, dall’aprile scorso sono morti settecentomila ebrei. Sono già morta mille volte in mille campi di concentramento. In un modo o nell’altro so già tutto. Eppure trovo questa vita bella e ricca di significato. Ogni minuto“.
Scritto ad Amstardam tra il 1941 e il 1943, nel Diario (Adelphi), Etty Hillesum racconta di se stessa, una giovane donna ebrea che legge Rilke, Dostoevskij, Jung. Etty non è osservante tuttavia i temi religiosi la interessano e ne parla fino a che sono gli argomenti legati alla persecuzione a invadere le pagine del suo diario. Etty registra le voci su amici scomparsi nei campi di concentramento, uccisi o imprigionati. Un giorno, davanti a un gruppo sparuto di alberi, trova il cartello: «Vietato agli ebrei». Un altro giorno, certi negozi vengono proibiti agli ebrei. Un altro giorno, gli ebrei non possono più usare la bicicletta. Etty annota: «La nostra distruzione si avvicina furtivamente da ogni parte, presto il cerchio sarà chiuso intorno a noi e nessuna persona buona che vorrà darci aiuto lo potrà oltrepassare». Ma, quanto più il cerchio si stringe, tanto più Etty sembra acquistare una straordinaria forza dell’anima. Non pensa un solo momento, anche se ne avrebbe l’occasione, a salvarsi. Pensa a come potrà essere d’aiuto ai tanti che stanno per condividere con lei il «destino di massa» della morte amministrata dalle autorità tedesche. Confinata a Westerbork, campo di transito da cui sarà mandata ad Auschwitz, Etty esalta persino in quel «pezzetto di brughiera recintato dal filo spinato» la sua capacità di essere un «cuore pensante». Se la tecnica nazista consisteva innanzitutto nel provocare l’avvilimento fisico e psichico delle vittime, si può dire che su Etty abbia provocato l’effetto contrario. A mano a mano che si avvicina la fine, la sua voce diventa sempre più limpida e sicura, senza incrinature. Anche nel pieno dell’orrore, riesce a respingere ogni atomo di odio, perché renderebbe il mondo ancor più «inospitale». La disposizione che ha Etty ad amare è invincibile. Sul diario aveva annotato: «“Temprato”: distinguerlo da “indurito”». E proprio la sua vita sta a mostrare quella differenza. Morirà ad Auschwitz verso la fine del 1943.
Per ricordare i cento anni dall’entrata dell’Italia nella Prima Guerra Mondiale (24 maggio 1915), si rinnova la consolidata e preziosa collaborazione fra Fondazione Cineteca Italiana e Gallerie d’Italia attraverso una rassegna…
Secondo quanto riportato dal Financial Times, nel mondo anglosassone stanno crescendo le vendite di libri tradizionali, mentre il digitale è in stallo. In Gran Bretagna la catena di librerie Waterstones parla di vendite cresciute nel mese di dicembre 2014 del 5% rispetto all’anno precedente e questa crescita, assicurano da Londra, non è in nessun modo legata alle vendite dei Kindle, cui Waterstones si era convertita due anni fa. L’evoluzione digitale sembra faticare, e anche da Foyles, altra catena di librerie britanniche, si deve registrare l’insuccesso, almeno per ora, di un esperimento di e-reader, ma al tempo stesso, si tocca un +8% nelle vendite complessive. Conferme in questo senso arrivano anche dagli Stati Uniti dove, scrive sempre il FT, le vendite di libri tradizionali sono cresciute del 2,4%, secondo anno consecutivo con un segno più. In Gran Bretagna il dato resta negativo per il 2014 (-1,3%), ma nel 2013 la caduta era stata del 6,5% (nonostante un anno con bestseller come “Cinquanta sfumature di grigio” oppure, imperdibile per il pubblico inglese, l’autobiografia di Sir Alex Ferguson) – Fonte AscaNews. Il libro di carta, insomma, sembra tutt’altro che morto e dalla Gran Bretagna gli operatori editoriali non hanno paura di parlare di un’industria del libro che gode di “salute piuttosto buona”. In Italia, invece, attendiamo ancora il boom dell’editoria digitale, ma da noi le tendenze globali arrivano quasi sempre in ritardo.
La Fondazione Cineteca Italiana presenta La Grande Arte al Cinema, rassegna dedicata ai più importanti musei del mondo e alle mostre più attese della stagione, raccontati dalla settima arte. Prenderanno vita al cinema, fra gennaio…