Non sapevo niente dell’Australia se non che è lontanissima e che quando divenne una colonia inglese, il governo di Sua Maestà approvò la costituzione di una colonia penale a Botany Bay, era il 1786, in cui rinchiudere i prigionieri condannati all’ergastolo o particolarmente pericolosi per la società. I detenuti furono impiegati nei lavori forzati per estrarre le prime risorse minerarie scoperte, poi destinate alla Gran Bretagna. Adesso mi sono documentata: la storia australiana è molto più complessa di così, ovviamente.

ghostwriter Il risveglio del mio interesse per l’Australia è nato in agosto sull’onda del caso “Diciotti”, quando Salvini ha dichiarato che riguardo i migranti irregolari il suo obiettivo è arrivare a una gestione del problema ispirato al sistema australiano, ovvero il modello No Way. Come funziona è presto detto: gli australiani convogliano le navi con i carichi di migranti direttamente in due isole del Pacifico, Nauru e Manus, dove li tengono in condizioni di prigionia. In un angolo della mia testa si è risvegliato un ricordo: avevo letto qualcosa in proposito molto tempo fa, o meglio avevo “visto” un racconto, doveva essere un fumetto, che mi era sembrato incredibile. Finalmente, l’ho ritrovato. “Viaggio in un centro di detenzione per migranti australiano”, questo il titolo del post dedicato al fumetto di Sam Wallman pubblicato da Internazionale nel 2015, è qualcosa che non ho mai dimenticato, lo trovate qui https://bit.ly/2BZExU4. Ora l ‘ho riletto e, a distanza di tre anni dalla prima volta, immersa nell’atmosfera cupa indotta dall’attuale situazione politica, l’ho trovato ancora più sconvolgente.

Una simile opzione è accettabile per un Paese civile? La risposta è una sola: no, no way, in nessun modo, non è un’alternativa accettabile. Questa proposta però dice molto riguardo i programmi e i modelli cui si ispira chi è al potere ed è qualcosa che fa paura.

Alla fine del fumetto Sam Wallman scrive: “Basato su interviste esclusive e sul diario di un ex dipendente della Serco, La storia di una guardia rivela come sono gestite le strutture di detenzione per migranti e richiedenti asilo in Australia. Come tutti i dipendenti della Serco, il nostro informatore ha firmato un accordo di riservatezza con l’azienda e ha corso seri rischi per parlare con noi.
Prima di lavorare per la Serco, la nostra fonte si era interessata alle dure condizioni di vita dei richiedenti asilo nei centri di detenzione e si era fatta assumere come “operatore per l’assistenza del cliente” per cercare di aiutare le persone dall’interno del sistema.
Dal 2014, in seguito alla nuova politica dei respingimenti adottata dal governo australiano, i richiedenti asilo vengono dirottati in centri offshore a Christmas Island, sull’isola di Nauru, l’isola di Manu, la Papua Nuova Guinea e la Cambogia, con cui il governo di Canberra ha degli accordi. Di conseguenza il numero dei richiedenti asilo nelle strutture che si trovano sul territorio australiano è diminuito“.

Per curiosità, già che c’ero, considerato che per lavoro e per passione vivo tra i libri, ho voluto verificare quali fossero gli autori australiani famosi e nel sito www.australia.com/it ho trovato che “tra gli scrittori australiani celebri rientrano Bryce Courtenay, il romanziere più venduto nel Paese, e Colleen McCullough. Patrick White vinse il premio Nobel per la letteratura nel 1973 e il premio Man Booker è stato aggiudicato a Thomas Keneally, Peter Carey (due volte) e DBC Pierre. Sono altresì scrittori contemporanei famosi David Malouf, Tim Winton, Kate Grenville, Helen Garner, Christopher Koch, il drammaturgo David Williamson e Geraldine Brooks, che nel 2006 vinse il premio Pulitzer nella categoria Narrativa. Importanti autori australiani espatriati sono Clive James, Robert Hughes, Geoffrey Robertson e la scrittrice femminista Germaine Greer. Tra i nomi importanti nella storia letteraria australiana ritroviamo i poeti del bush Henry Lawson e Banjo Paterson, nonché i romanzieri Henry Handel Richardson, Miles Franklin, Christina Stead e Marcus Clarke”.

Immagini dal web

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