Quanti ricordano cosa accadde al transatlantico tedesco St.Louis? La nave passò alla storia perché il 13 maggio 1939, circa quattro mesi prima dello scoppio della guerra, salpò dal porto di Amburgo con 937 passeggeri, donne, uomini e bambini ebrei in fuga dalla Germania nazista; la prima destinazione era Cuba. Mentre era in navigazione, il governo cubano emise un decreto con cui stabiliva che i documenti già in possesso dei migranti non sarebbero più stati considerati validi e pertando negò l’accesso al porto de L’Avana. Il comandante della St.Louis decise di tentare l’approdo in Florida, pur sapendo che negli Stati Uniti era in vigore dal 1924 l’Immigration Act che indicava il numero massimo dei migranti ammessi a entrare nel Paese ogni anno. Il limite era già stato superato, la nave venne respinta e si diresse verso le coste del Canada, ad Halifax, ma anche qui andò male. Inutile descrivere l’angoscia e i disagi delle persone imbarcate.

Nonostante gli accorati appelli della società civile per trovare una soluzione all’accoglimento dei disperati imbarcati sulla nave in cerca di salvezza, tutti i porti restarono chiusi.

Il 6 giugno la nave riprese la rotta per l’Europa e il  17 giugno la St. Louis attraccò ad Anversa. I migranti suddivisi in quote vennero distribuiti in Gran Bretagna, Francia, Belgio e Olanda che li accolsero. Secondo gli studi dello United States Holocaust Memorial Museum, sopravvisse un solo passeggero su tre.

In 254 morirono nei campi di sterminio, o nel tentativo di trovare una via di fuga dai nazisti. Quel che accade in seguito nel mondo è storia nota.

migrantiOra 49 migranti, uomini, donne e bambini, per diciannove giorni sono stati costretti a bordo di due navi Ong, la Sea Watch e la Sea Eye, ostaggio delle politiche irresponsabili dell’Europa intera, con l’Italia avanti a tutti nel negare l’accesso ai suoi porti.  L’accordo per il loro sbarco a Malta è stato raggiunto con i migranti ridotti allo stremo; finalmente quei poveretti saranno distribuiti in otto Paesi UE, tra questi anche l’Italia, obtorto collo.

Se è vero che la Storia non si ripete mai uguale, di certo le vicende di queste tre navi, seppure lontane nel tempo, hanno diversi elementi in comune.
L’incapacità di trovare velocemente una soluzione condivisa da parte dei Governi e la determinazione a negare l’aiuto necessario a un manipolo di disperati senza colpa alcuna, per pura convenienza di una politica che sa impegnarsi solo in una perenne campagna elettorale, sono lo specchio del degrado di un Paese che ha perso la propria identità. Infatti, davvero qualcuno può sostenere che una simile linea di comportamento meriti rispetto? Davvero vogliamo ignorare la realtà e credere a chi racconta che gli scafisti e le Ong sono la stessa cosa?

Immagine d’apertura: MS St. Louis, L’Avana, giugno 1939.
A sx immagine dal web: Sea Watch

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