dfw-e1331642339236-webÈ bellissimo l’articolo di Christian Raimo che parla del futuro della letteratura e, prendendo in causa la scrittura autobiografica, consiglia letture che ispirano visioni diverse e nuovi possibili percorsi – http://bit.ly/1MNRqLl . È uno di quei pezzi da leggere e rileggere, in grado di suggerire spunti di riflessione inediti, almeno per me. Nell’immediato mi piace condividere subito Raimo quando cita David Foster Wallace che, ancora nel 1993, scriveva in un saggio intitolato “E unibus pluram”: “Il mondo postmoderno, in quanto mondo postindustriale e governato dai media, ha invertito una delle grandi funzioni storiche della letteratura, quella di fornire dati su culture e persone lontane. Per il lettore di oggi questa funzione di ‘presentazione’ della letteratura si è rovesciata, dato che l’intero villaggio globale oggi viene presentato come familiare, e immediatamente accessibile per via elettronica: satelliti, microonde, gli intrepidi antropologi dei documentari della PBS, i coristi zulù di Paul Simon. È quasi come se avessimo bisogno degli scrittori per ripristinare l’ineluttabile.” Christian Raimo poi puntualizza: “Per la nostra generazione, il mondo intero sembra presentarsi come “familiare”, ma dato che questa è ovviamente un’illusione per quel che riguarda tutti gli aspetti più importanti degli individui, forse il compito di ogni forma di letteratura “realistica” è l’opposto di quello che era un tempo: non più rendere familiare ciò che è strano ma rendere di nuovo strano ciò che è familiare.”
Non posso fare a meno di legare questo pensiero con il mio lavoro. Infatti, quanto detto vale per chiunque desideri lavorare sulla storia della propria vita. Dunque proviamo a guardare con occhi nuovi e da punti di vista diversi quello che ci è consueto, nel presente come nel passato. Uno sguardo “pulito” ci permetterà, forse, di cogliere e riconoscere quel che noi siamo davvero e, chi ne avrà la voglia, potrà provare a raccontarlo.

Share: