È la notizia della settimana, non si può non parlarne: Riccardo Cavallero, già direttore di Mondadori Libri e in seguito editore/fondatore di SEM di recente ceduta a Feltrinelli, ha pubblicato i dati di vendita GFK dei 12 libri semifinalisti al premio Strega (qui il link). Si tratta di un gesto inaspettato, probabilmente inaudito per molti tra gli addetti del settore che avrebbero preferito mantenere nell’ombra, come sempre, dei risultati di cui non c’è da vantarsi.

Per chi non lo sapesse, la dozzina di libri ora in lizza per lo Strega è l’esito della scrematura fatta da una giuria di lettori forti, i famosi “400 amici della domenica”; a seguire nel mese di giugno avverrà un’ulteriore selezione che designerà i cinque titoli destinati ad andare in finale. Il 4 luglio sarà proclamato il vincitore.

I primi tre classificati per vendite sono L’età fragile di Donatella di Pietrantonio (53mila copie), Cose che non si raccontano di Antonella Lattanzi (19mila) e Chi dice e chi tace di Chiara Valerio (17mila copie). I libri sono usciti in date diverse, com’è ovvio, e questo influenza la classifica; per alcuni di essi è scontato che la maggior parte delle vendite sia stata realizzata dopo l’annuncio dell’inclusione dei titoli nella rosa dello Strega che ha messo i libri e gli autori, anche i meno noti, sotto i riflettori. Questo almeno in teoria, perché salta comunque all’occhio la “scarsa” resa delle vendite da parte dei grandi editori che dovrebbero godere del vantaggio di un potenziale di canali di promozione, per non dire delle librerie di proprietà, imparagonabile rispetto a ciò di cui dispongono i medi e i piccoli editori. Va da sé che la cinquina che entrerà in finale godrà di una scontata coda lunga nelle vendite.

Tanto altro sullo Strega potete leggerlo nella ottima analisi prodotta da Laura Casale su Ultima Pagina (qui il link).

La conclusione è una sola, già nota: salvo eccezioni, i libri non vendono, la letteratura, perfino quella “di moda” che può vantare la fascetta del più importante premio letterario italiano, non paga. Gli italiani non sono un popolo di lettori, ma di questo abbiamo evidenza da sempre, siamo rassegnati.

Ora è chiaro a tutti il motivo per cui la maggior parte degli scrittori applica la propria arte, il talento, il mestiere, in altre attività più o meno, o per niente, correlate alla scrittura. C’è da mettere il pane in tavola, gente! Le lettere dell’alfabeto, le parole, non bastano e, a mio avviso, andrà sempre peggio.

Sono troppi i libri pubblicati e tra l’altro interessano sempre meno lettori in una società che forse è perfino destinata a perdere l’attitudine alla lettura ma non quella alla scrittura, no di certo. I ghostwriter saranno sempre più richiesti, questo però è un altro tema.

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Foto di Markus Winkler da Pixabay
Foto logo Strega da Wikipedia

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