Per fortuna mi è toccato un treno climatizzato, c’è un caldo che fa squagliare i pensieri. In questa tratta periferica la metropolitana è quasi vuota. Mi siedo di fianco a una lettrice, una di quelle che ancora si trascinano appresso un libro di carta. Cerco di sbirciare la copertina ma lei tiene il volume troppo basso, all’altezza dei fianchi. Deve avere una bella presbiopia. Spio con discrezione qualche riga e… a metà pagina spicca una scritta in caratteri cinesi. Quanti ricordi. Mentre scrivevo La regola dell’eccesso, ho passato qualche mese immersa nella Cina, senza esserci mai stata, un Paese che ora vorrei tanto visitare. Leggo di straforo alcune frasi, citazioni dentro la prosa.

IMG_20150622_115903La notte nera mi ha dato occhi neri.
Ma io li uso per cercare la luce.

e ancora:
La notte nera mi offusca la vista.
Ma io continuo a cercare la luminosità.

e alla fine della pagina:
Anche con questi occhi oscuri,
Andrò in cerca della luce splendente.

L’autore ha trovato la misura, questi sono versi, bei versi. Il risultato di una ricerca, la fatica di scoprire le parole giuste.
Quante ore ho tolto al sonno per cercare l’espressione più adatta a descrivere la Cina che c’è nel mio libro e a vestire i panni di un’orientale, una donna vera che non conoscevo, diversa da me per storia e temperamento. Doveva farla entrare nel racconto: tinte forti, chiaroscuri, mezze luci, buio. Eppure ora so che lei è sempre “in cerca della luce splendente”.
Mi accorgo che la lettrice sta per alzarsi.
«Scusi» sfodero un sorriso cordiale. «Mi può dire il titolo del libro?»
Si aprono le porte, lei, sorpresa, esce in fretta dal vagone, poi si ferma. Mentre il treno riparte rimane immobile sulla banchina, le braccia tese in avanti in modo che possa vedere la copertina dal finestrino: La Cina sono io di Xiaolu Guo. Le faccio un cenno di saluto mentre memorizzo titolo e autore.
Sono quasi arrivata al capolinea. Nella borsa ho sempre una copia del mio libro. La poso con delicatezza su un sedile: «Buon viaggio, liu tu yu kuai».

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