La regola dell’eccesso racconta la storia di una vita disperata, mai serena, mai placata, di un uomo che non è mai riuscito a uscire del tutto da uno stato di disagio che spesso l’ha condotto a imboccare strade sbagliate e a stringere alleanze che avrebbe fatto bene a evitare. Le sue medicine, droghe e alcol, tentativi di fuga da una realtà che non ti molla. Quando ho raccolto la sua storia, così piena, intensa e in cui, per contrappunto, non mancano la fortuna e le gioie inattese, purtroppo mal godute, mi sono subito ricordata di alcune righe scritte da Pasolini di cui ricorrono i quarant’anni dalla morte, tratti da Il cinema in forma di poesia, che si attagliano in modo perfetto alla figura di Renato Tormenta. Andandole a rileggere ho scoperto che questo testo è stato pubblicato nel 1979, proprio l’anno in cui Il protagonista de La regola dell’eccesso iniziava la sua storia su una nave cargo, imbarcandosi “per la vita”. Renato ed io abbiamo scelto insieme di mettere la citazioni di Pasolini a introduzione del libro.

“Amo ferocemente, disperatamente la vita. E credo che questa ferocia, questa disperazione mi porteranno alla fine. Amo il sole, l’erba, la gioventù. L’amore per la vita è divenuto per me un vizio più micidiale della cocaina. Io divoro la mia esistenza con un appetito insaziabile. Come finirà tutto ciò? Lo ignoro”.
Pier Paolo Pasolini, Il cinema in forma di poesia, 1979

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