ghost writerCome previsto il primo febbraio, ho partecipato in qualità di relatrice a un corso imperniato sui contenuti dell’attività di scrittore fantasma, titolo: “Ghostwriter, lo scrittore fantasma, quello che c’è da sapere di una professione tutta da scoprire“. Il corso è nato da un’idea di Marina Gersony, giornalista, scrittrice, autrice televisiva e regista, ed è stato un successo con una cinquantina di iscritti, tutti presenti, e qualche “infiltrato” dalla lista d’attesa cui, purtroppo, è toccato restare in piedi.  L’incontro si è svolto a Milano, nell’accogliente sede della (h)films ed era riservato ai giornalisti dell’OdG Lombardia. L’interesse suscitato dal tema ha superato di gran lunga le mie aspettative, le domande sono state tantissime, alcune molto interessanti. Il ghostwriting può offrire diverse possibilità di lavoro per chi voglia diversificare l’attività giornalistica in nuovi ambiti (saggi, manualistica, scrittura aziendale o per il web), oppure può rappresentare una svolta vera e propria per i più coraggiosi, quelli che ambiscono a diventare  dei ghost writer a tutto tondo scrivendo, per esempio, romanzi di genere o memoir. In questo caso, però, è necessario formarsi in modo adeguato e verificare se si possiedono le doti caratteriali per affrontare un mestiere così complesso. Tuttavia, qualunque sia la scelta, l’importante è specializzarsi e osservare l’evoluzione di un mestiere che in futuro potrà avere altri inediti sbocchi di cui già si intravedono i segnali

Nella foto Susanna De Ciechi, ghostwriter, in dialogo con la giornalista Marina Gersony, per raccontare i segreti di una professione affascinante e ancora poco conosciuta nel nostro Paese.

Per la foto si ringrazia Michela Moro.

 

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