Tra i libri che ho scritto come ghostwriter sulla base di una storia vera che mi viene raccontata da coloro che ne sono stati protagonisti, quella di Pratheepa, la bambina soldato, di Max Fanni Canelles e Laura Boy di @uxilia, di cui narro ne La bambina con il fucile, è senz’altro una delle più avvincenti e dure, tanto che il libro ha conquistato l’attenzione dei media, oltre che dei lettori. Attraverso il libro si voleva dare evidenza al tema dei bambini soldato e a quello che un’associazione, @uxilia, pur con pochi mezzi riesce a fare nell’ambito della coooperazione internazionale. Tutto ciò per scuotere dall’indifferenza un pubblico di lettori che fosse il più vasto possibile, talvolta avviluppato nella vita virtuale e per questo distante dalla realtà. Ci siamo riusciti? Credo sia troppo presto per fare un bilancio, tuttavia ho notato in molti commenti e nelle recensioni un’attenzione al tema dei bambini soldato che promette di andare oltre la storia vera raccontata nel libro e questo mi conforta.

Chi abbia scelto di leggere La bambina con il fucile si è trovato di fronte a un’orrore difficilmente immaginabile, ancora più se pensiamo che le vittime di tanta violenza sono bambini. Del resto, come hanno notato i lettori più attenti, il primo avviso è contenuto nella prefazione scritta dal giornalista Davide Giacalone: Queste pagine si ficcano nella testa come una scheggia. La vita poi scorre, si può superarle e dimenticarle, ma non dura: tornano a farsi sentire“. Dunque i più sensibili sono avvisati, tuttavia mi domando quale sensibilità ci sia nel rifiuto a prendere atto di certe realtà. Qualche lettore ha detto di avere trovato alcune descrizioni molto crude. Ora le critiche e i suggerimenti che ricevo sono per me importantissimi per cercare di capire come fare meglio. L’appunto relativo alle scene di violenza mi ha indotto a una lunga riflessione: è giusto tutelare il lettore e non indulgere in ciò che può ferire la sua sensibilità o no? Ci ho pensato molto, ho interrogato altri lettori, ascoltato le loro impressioni e sono giunta a una conclusione. Io scrivo romanzi non fiction in cui racconto le storie vere che mi vengono affidate da chi le ha vissute, dunque se c’è della violenza è reale, qualcuno l’ha subita così come la racconto. Se non rispettassi la veridicità dei fatti che narro tradirei il patto con il mio narratore, prima di tutto, oltre che con il lettore. Per quanto mi riguarda, non avrebbe senso addomesticare una verità, che non sarebbe più tale, per compiacere la sensibilità di chi legge.

Dunque prendiamo atto che certe cose accadono, che con la nostra indifferenza o con il rifiuto a volere conoscere certe vicende ci poniamo a fianco dei carnefici, facendo il danno delle piccole vittime che compatiamo, ma di cui preferiamo non sapere niente.

Vi propongo un video che vale la pena vedere. Racconta le attività di @uxilia, come Max Fanni Canelles e i suoi sono stati e sono presenti in difesa di donne e bambini in Sri Lanka. Al minuto 1,05 e al minuto 3,35 parla Pratheepa e racconta alcuni dei fatti che la riguardano e di cui ho scritto nel libro. Chi abbia letto La bambina con il fucile potrà constatare quanto io tenga al rispetto della verità.

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