«Un romanzo non è un’allegoria» dissi verso la fine della lezione. «È un’esperienza sensoriale di un altro mondo. Se non entrate in quel mondo, se non trattente  il respiro insieme ai personaggi, se non vi lasciate coinvolgere nel loro destino, non arriverete mai a identificarvi con loro, non arriverete mai al cuore del libro. È così che si legge un romanzo: come se qualcosa fosse qualcosa da inalare, da tenere nei polmoni. Dunque, cominciate a respirare». (Azar Nafisi_Leggere Lolita a Teheran)

…un romanzo …qualcosa da inalare, da tenere nei polmoni“. Qualcosa che ci porta fuori da noi stessi, aggiungo io, una droga speciale e, attenzione, non completamente innocua.  Quando m’immergo nella lettura di una storia che mi piace, spesso  mi stacco dalle pagine restando per qualche minuto in uno stato di trans; magari fatico a uscire dalla narrazione, a rientrare nella realtà. La stessa cosa mi accade quando nella veste di ghostwriter, raccolgo una storia importante da chi l’ha vissuta, ne è stato protagonista e la rivivo con il mio narratore per tutto il tempo che mi serve a scrivere il libro. Con Leggere Lolita a Teheran, Azar Nafisi coinvolge il lettore nella propria terribile esperienza e mostra come sia possibile mantenere viva la fiamma della libertà, nonostante tutto, attraverso la letteratura. Il libro della Nafisi racconta la realtà giocando su più piani: quello personale dell’autrice che cerca di tenere il timone della propria esistenza nell’Iran di Khomeini e allo stesso tempo, attraverso la letteratura, intreccia un confronto serrato con alcuni studenti integralisti, contesta l’indottrinamento cui sono sottoposti, nonostante le difficoltà non rinuncia mai a insegnare la letteratura, quella che ama, e raduna attorno a sé un gruppo di ragazze assai diverse l’una dall’altra, accomunate da una sete inestinguibile di libertà. Le storie personali si legano e si sciolgono all’interno di un crescendo di violenza diffusa mentre i diritti, in particolare quelli delle donne, vengono prima limitati poi soppressi.
Leggere Lolita a Teheran è suddiviso in quattro parti, ciascuna è dedicata a un autore o un testo della letteratura occidentale – Lolita, Il grande Gatsby, James, Austen – che Nafisi analizza con precisione in ogni aspetto, cogliendo la grandezza di questi scrittori e delle loro opere anche per il lettore, oltre che per i suoi studenti. Insegna molto sotto diversi aspetti: quello delle letture prese in esame, dell’importanza dei buoni maestri, della resilienza femminile e della follia umana da cui dobbiamo sempre stare in guardia. Dimostra come il tentativo di condannare la letteratura per uccidere i sogni e la fantasia, spezzare l’idea stessa di libertà, sia destinato a fallire. Leggere Lolita a Teheran racconta una storia reale, durissima, intrisa di violenze; ci mostra un percorso difficile da seguire, utilizza uno stile che ad alcuni può risultare faticoso, ma il messaggio che veicola arriva forte e potente. Nafisi riflette su se stessa, sulla sua vita, sullo snodarsi della storia sociale e politica con cui si trova a dover fare i conti. Alla fine la letteratura si rivela un’arma di resistenza formidabile; questo libro è una protesta perenne alle imposizioni da qualsiasi parte arrivino.

Le citazioni:

“Nell’autunno del 1995, dopo aver dato le dimissioni dal mio ultimo incarico accademico, decisi di farmi un regalo e realizzare un sogno. Chiesi alle sette migliori studentesse che avevo di venire a casa mia il giovedì mattina per parlare di letteratura. Erano tutte ragazze, dato che, per quanto si trattasse di innocui romanzi, insegnare a una classe mista in casa propria sarebbe stato troppo rischioso”.

Ogni fiaba offre la possibilità di trascendere i limiti del presente e dunque, in un certo senso, ci permette alcune libertà che la vita ci nega. Tutte le grandi opere di narrativa, per quanto cupa sia la realtà che descrivono, hanno in sé il nocciolo di una rivolta, l’affermazione della vita contro la sua stessa precarietà”.

“La migliore letteratura ci costringe sempre a interrogarci su ciò che tenderemmo a dare per scontato e mette in discussione tradizioni, credenze che sembravano incrollabili. Invitai i miei studenti a leggere i testi che avrei loro assegnato soffermandosi sempre a riflettere sul modo in cui li scombussolavano, li turbavano, li costringevano a guardare il mondo, come fa Alice nel paese delle meraviglie, con occhi diversi”.

La quarta
Nei due decenni successivi alla rivoluzione di Khomeini, mentre le strade e i campus di Teheran erano teatro di violenze tremende, Azar Nafisi ha dovuto cimentarsi in un’impresa fra le più ardue, e cioè spiegare a ragazzi e ragazze esposti in misura crescente alla catechesi islamica una delle più temibili incarnazioni dell’Occidente: la sua letteratura. Il risultato è uno dei più toccanti atti d’amore per la letteratura mai professati – e insieme una magnifica beffa giocata a chiunque tenti di interdirla.

Leggere Lolita a Teheran di Azar Nafis
pag. 379 – Adelphi, 2007
Traduzione di Roberto Serrai

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