Non riesco ad adeguarmi alla consuetudine di molti che lasciano inevasi e-mail e messaggi, rispondo sempre a tutti, magari con due sole righe per comunicare un garbato “no, grazie”.  È un condizionamento dovuto al modello educativo che mi appartiene in cui la cortesia, l’educazione e il rispetto degli altri rappresentano dei valori. Questa volta però, ho deciso di dare la mia risposta a una richiesta importuna pubblicandola qui. Sono certa che arriverà comunque a destinazione e spero sortisca qualche effetto.

Il mio nervosismo deriva dalla lettura dall’ennesima e-mail bislacca, inviata da una sconosciuta, che in oggetto recita “Richiesta informazioni”. Alla seconda riga –  ho cambiato poche cose per tutelare la privacy del mittente -, sono già spazientita: “Cara Susanna, da circa un mese sto collaborando con una persona, sto scrivendo la sua autobiografia“. Ho già capito. Quelli che “provano” a fare gli scrittori fantasma, si cacciano nei guai e poi vengono a pietire consigli gratis, anzi a gratis, secondo il linguaggio corrente.

Continuo a leggere: “Fortunatamente questa persona ha tenuto memoria di parecchi suoi aneddoti di vita, perciò mi risulta un lavoro “abbastanza” facile. Mi spiego: abbiamo appuntamento una volta la settimana e in quell’occasione gli pongo una domanda in base al capitolo che vuole scrivere, e lui parla e racconta di quel fatto. Dopo la nostra mattinata insieme, io torno a casa, sbobino l’intervista e scrivo il “contorno” a ciò che lui mi ha raccontato aiutata dai suoi appunti”. Sogghigno per la struttura di questo progetto di autobiografia: uno racconta gli episodi migliori che l’hanno visto brillare al centro della scena e l’altra li trascrive e non in bella forma, se devo valutare lo stile della e-mail. Per questo tipo di attività non serve essere scrittori, neppure dilettanti. L’incauta prosegue così: “Questa persona vuole che il mio nome compaia sulla copertina del suo manoscritto. Proprio ieri abbiamo iniziato a parlare di compenso per il lavoro che stiamo facendo, e non so assolutamente quanto potrei chiedere”. Ma come? Nessun accordo preliminare, nessun contratto? Del resto non c’è da stupirsi: costei non ha idea di quel che sta facendo, visto il metodo di lavoro adottato, e comunque anche il suo cliente non deve avere chiaro l’obiettivo da mettere a segno.

Ancora scrive: “Partendo dal presupposto che l’unica cosa di cui sono sicura è chiedere di avere di default almeno il 20% dei diritti del libro (ritengo che le vendite saranno tante), ma non so quando chiedergli come anticipo, non ne ho la più pallida idea”. Arrivata a questo punto, non mi aspettavo niente di diverso. I dilettanti allo sbaraglio producono quasi sempre degli sfracelli: provano a fare, ma il mestiere, intendo quello dello scrittore prima e dello scrittore fantasma poi, non si acquisisce solo con la pratica; non mi stupisce che l’aspirante biografa non conosca neppure il mercato cui si rivolge, non abbia idea di come ci si debba muovere, di quali siano le regole del gioco.

Adesso arriva il meglio, la nostra scrive: “Ecco cara Susanna che chiedo un suo cortese aiuto per aiutarmi a capire quanto potrei chiedere. Immagino che le variabili su cui basarsi possano essere tante, ma le chiedo comunque di darmi alcune idee a cui affidarmi per fare la mia richiesta. La ringrazio anticipatamente per il tempo dedicatemi”.

Cosa avrà indotto la scrivente a pensare che io avessi voglia di dedicarle del tempo?
Ingenuità, ignoranza, arroganza? Immagino le tre cose insieme.

Tra le righe l’incauta lascia trapelare di ritenersi una collega, ma non osa pronunciare la parola che definisce la mia professione, quella del ghost writer. Per fortuna! La signora mi riconosce esperienza e competenze anche se non ci conosciamo e si sente autorizzata a entrare in casa mia senza prima bussare: un aspirante scrittore fantasma che ti pesa addosso come un elefante per dirti “Buongiorno”, un grande inizio, non c’è che dire.

Immagine dal web: opera di Cai Guo – Qiang, un artista conemporaneo cinese nato nel 1957 e fortemente legato alle tradizioni culturali orientali, come anche alla cultura maoista.

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