Dovendo fare i conti con i limiti di un’attività, quella del ghost writer, che non concede molto spazio al movimento, ho deciso di tentare la Remise en Form con il pilates. Infatti, stare sempre davanti alla tastiera di un computer per scrivere un libro dopo l’altro favorisce la mobilità delle dita, immagino che lo stesso valga per i pianisti, e di sicuro tiene attiva la mente, ma ossa e muscoli ne risentono.

scrivere un libroDi recente ho scritto un post sull’avanzare degli anni, lo potete leggere qui, in cui dicevo che al giro di boa dei sessanta “è come trovarsi seduti in cima a uno scivolo: stai un po’ lì e ti guardi intorno mentre decidi quando prendere lo slancio per lasciarti andare. Mentre vai giù devi cercare di guidare la discesa con grazia, rallentando sulle curve”.

Ora mi trovo proprio ferma in curva: osservo il paesaggio, annuso l’aria piena di profumi e fetori, sfioro con lo sguardo il terreno tutto polvere e monnezza, e ascolto il rombo delle auto, l’eco dei segnali delle notifiche sui cellulari, la musica che risuona in lontananza, le chiacchiere, le urla, il latrare di un cane, tracce di ogni tipo lasciate dalla vita che scorre. Mi metto comoda per girarmi meglio a destra e a manca e far correre lo sguardo e… sento la sabbia nel collo cui si aggiunge lo scrocchiare sospetto delle mie  giunture: il corpo mi parla. Anche di più, sta gridando.

Sono grippata, impossibile sfuggire a questa scomoda verità.

Ho sempre detestato le palestre. Adesso mi tocca andarci, almeno fare un tentativo, sia pure obotorto collo in tutti i sensi.

È arrivato il momento: devo cimentarmi con il pilates. Ho fissato le lezioni nell’intervallo del pranzo, per non perdere tempo, e questo già la dice lunga su come vedo la questione. La domanda però è: come ne uscirò? Lo scoprirò oggi, la mia prima volta. Avrò la forza di raccontare come è andata?

 

Immagini dal web

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