Da quando, alcuni anni fa, ho avuto l’occasione di scrivere un libro, titolo Tessa e basta, che raccontava una storia vera accaduta durante la guerra dei Balcani, continuo a tenermi al corrente su ciò che accade in quelle aree; per questo mi capita spesso di navigare in rete Osservatorio Balcani e Caucaso BC Transeuropa. Qui di recente ho letto un pezzo di H-Alter che titola “Rotta balcanica e violenza sui migranti: le bestie e noi”.

La storia, terribile e triste, racconta il presente in quell’area, lo stesso presente che abita anche qui, in Italia, e in altri altrove, in terra come in mare.

Leggiamo e vergogniamoci per quello che siamo diventati, per avere perso il senso dell’umanità, la capacità di essere solidali con chi è in difficoltà, per non sapere più pensare con la nostra testa. Soprattutto proviamo a immaginare che domani potremmo essere noi ad avere la necessità di trovare un luogo che ci accolga. E allora?

Qui di seguito vi propongo l’inizio dell’articolo di H-Alter:

H-Alter ha ricevuto una lettera da un escursionista che ha assistito alla violenza della polizia contro dei migranti a Risnjak. Loro chiedevano dell’acqua. I poliziotti hanno risposto con manganelli e sparando colpi di arma da fuoco. Di seguito la lettera nella sua interezza:

“Sabato 15 giugno siamo andati sulla cima del Risnjak, dove avevamo programmato di passare la notte in rifugio. Quando siamo arrivati nella sala principale del rifugio ho scorto un fucile automatico sul tavolo e due agenti delle forze speciali parlare con la gestrice. Inizialmente la situazione non era chiara, ma abbiamo capito presto che l’unità speciale di polizia era diventata parte integrante della vita quotidiana di quel luogo.

Non abbiamo ricevuto nessuna spiegazione ufficiale del perché vi fossero agenti armati tra di noi, ma la gestrice del rifugio ci ha detto che ‘ci tenevano al sicuro dai rifugiati’. Il tempo passava e conversando in un’atmosfera intima e allegra tipica dei rifugi di montagna, la situazione si è fatta in parte più chiara. La gestrice era molto arrabbiata con questi ‘migranti’ dal momento che uno o più gruppi di rifugiati che attraversavano le montagne per passare poi in Slovenia nell’inverno scorso era entrato nel rifugio per trovare un riparo, del cibo e per scaldarsi…”

Continua a leggere su Osservatorio Balcani e Caucaso BC Transeuropa

 

Immagine dal web: Domenico Ghidoni, Emigranti (1891; bronzo, fusione del 1921, 127 x 180 x 93 cm; Brescia, Museo di Santa Giulia)

 

Share: