Ho incontrato per la prima volta Irvin D. Yalom leggendo Le lacrime di Nietzsche, un romanzo in cui l’autore immagina e mette in scena una ipotetica relazione tra Joseph Breuer, medico terapeuta, e Friedrich Nietzsche, qui in veste di paziente. La vicenda si svolge 1882 e coinvolge una giovanissima Lou Salomé e Sigmund Freud, allora brillante studente. Il romanzo racconta il confronto tra il medico che “cura con le parole” e il filosofo recalcitrante; il rapporto tra i due, complesso e ambivalente, conduce a un finale imprevisto.
Il libro mi è piaciuto a tal punto che ho deciso di conoscere meglio Yalom, un uomo che è stato molte cose: psichiatra, psicoanalista a indirizzo esistenzialista, studioso di filosofia e letteratura e, infine, straordinario scrittore di saggi e romanzi.
Diventare se stessi è l’autobiografia dell’autore, Yalom racconta in modo disteso e mai reticente il corso della sua vita, le origini, gli incontri, le esperienze, le scelte. Cito dalla quarta: “… Dall’arrivo a Ellis Island dei suoi genitori, ebrei emigrati dalla Russia in America senza un soldo, senza un’istruzione, senza sapere una parola d’inglese, all’infanzia trascorsa a scansare gli ubriachi che dormivano nell’atrio di casa, tra scarafaggi e ratti; dalla prima adolescenza vissuta in solitudine, sempre fuori posto, unico bambino bianco in un quartiere abitato da neri, unico ebreo in un mondo di cristiani («ebreuccio» lo chiamava il barbiere dalla faccia paonazza), all’incontro a soli quindici anni con Marilyn, destinata a diventare moglie, mentore e poi inseparabile compagna di vita che troverà «spassoso» il suo essere esperto nella terapia di gruppo; dalla memorabile conversazione avuta a vent’anni con suo padre, segnata dalla domanda: «Dopo la Shoah, com’è possibile che chiunque creda in Dio?», alla decisione di diventare medico, passando dagli anni travagliati dell’università fino al praticantato in psichiatria e alla scoperta della propria autentica vocazione, Yalom non tralascia alcun aspetto del lungo cammino che lo ha condotto a diventare uno dei più affermati psichiatri e autori del nostro tempo, mostrando, ad un tempo, come il compito ineludibile di diventare se stessi sia ciò che caratterizza la nostra esistenza”.
Sono certa che l’autobiografia di Yalom rappresenti un vero godimento per gli amanti del genere, di certo lo è stata per me che amo ascoltare e scrivere le storie degli altri. Il testo che ci regala l’autore è zeppo di pagine illuminanti e ho faticato per scegliere cosa menzionare, volendo tralasciare le citazioni più famose. Alla fine ho trovato qualcosa, parole che suonano una musica che conosco.
Riporto qui poche righe di una prefazione di Yalom per un libro cui lui collaborò con una scrittrice che fu anche sua paziente, riprese in Diventare se stessi (pag.190):
“Mi sconvolge sempre trovare le vecchie agende piene di nomi semidimenticati di pazienti con i quali ho avuto le esperienze più tenere. Tante persone, tanti bei momenti. Che cosa gli è successo? I miei schedari a più ripiani, gli ammassi di cassette registrate spesso mi ricordano un vasto cimitero: vite compresse in cartelle cliniche, voci intrappolate su bande elettromagnetiche che senza sonoro mettono eternamente in scena il loro dramma. Vivere con questi monumenti mi riempie di un acuto senso della nostra caducità. Anche quando mi sento immerso nel presente, percepisco lo spettro del declino che guarda e attende, un declino che alla fine sgominerà l’esperienza vissuta e tuttavia, con la sua stessa inesorabilità, le conferisce significato e bellezza”.
Diventare se stessi di Irvin D. Yalom
Tradotto da: Serena Prina
Neri Pozza, 2018 – Pagine: 416