Sono all’antica, e del resto sono anche antica per una questione anagrafica; sono per la separazione dei poteri, un principio di garanzia per la democrazia, e anche per la divisione dei pasti da altre attività. Insomma, non apprezzo i pastrocchi, le commistioni fantasiose, metto davanti a ogni cosa la chiarezza.

Detto ciò, qualche sera fa ho sperimentato l’AperiCinema all’Anteo, ovvero ho assistito alla proiezione dell’ultimo film di Ferzan Özpetek, La dea fortuna, mentre mi veniva servito un aperitivo nella versione menù vegetariano che, per le mie abitudini, rientrava già nella dimensione della cena, e pure abbondante. Il rito, ormai consolidato per i milanesi, si svolge nella Sala Nobel ideata per servire agli spettatori il pranzo, l’aperitivo, o la cena mentre guardano il film in programmazione.

Tutto funziona in modo semplice: si prenotano i biglietti online e il prezzo, da 25 a 35 euro, comprende sia il servizio di ristorazione sia lo spettacolo. La sala contiene solo diciotto posti, è dotata di poltrone molto comode, ciascuna con un tavolino mobile con incorporata una luce discreta; in bella vista c’è il menù. La scelta tra le varie proposte deve essere fatta prima dell’inizio dello spettacolo per evitare qualsiasi disturbo durante la proiezione. È previsto un brevissimo intervallo nel corso del quale si possono aggiungere altre ordinazioni; durante il secondo tempo viene servito il dolce e poi, finito il film, tutti a casa. Il servizio è garantito da una gentilissima hostess per nulla invasiva, anzi addirittura evanescente, infatti quasi non l’ho percepita nel buio della sala.

Inutile sottolineare che la puntualità è di rigore e che chi soffre di intolleranze alimentari deve avvisare con anticipo via email, oppure restare a casa, ma questo è logico. La scelta dei piatti proposti è firmata da Eataly, insomma niente di eccezionale; uno dei tanti casi in cui la scena vince sulla sostanza, come spesso accade ai giorni nostri.

A esperienza conclusa e, è il caso di dirlo, pure digerita, il mio pensiero è questo: assistere alla proiezione di un film, leggere un libro, ascoltare un concerto, sono attività che richiedono e meritano la dovuta concentrazione. Anche se il servizio all’Anteo è organizzato in modo molto discreto, è fatale che io un po’ mi distragga nel raccogliere le tagliatelle nel piatto davanti a me, infatti sono quasi invisibili nel buio perché tutti tengono spenta la lucina e non voglio essere io a turbare l’atmosfera con l’unico punto luce acceso. E comunque mi viene da ridere mentre taglio la punta della torta con la forchetta, la intingo nella crema aiutandomi con le dita dell’altra mano, infine mangio la torta pucciata e lecco le dita perché sono golosa e ho smarrito il tovagliolo, scivolato a terra nel buio, disperso tra scarpe e stivali.

L’altra sera, concentrata sulle reazioni delle mie papille gustative, ho saltato qualche scena della storia tra Arturo (Stefano Accorsi) e Alessandro (Edoardo Leo) in piena crisi di coppia; il primo è uno scrittore mancato e ha scelto di fare il traduttore per la conquista della michetta mentre il suo compagno idraulico ha il plus di una bellissima casa con tanto di terrazza sopra i tetti di Roma e ciò fa pensare che lavori in nero. Il film, forse non un capolavoro, ma comunque un Özpetek doc, avrebbe meritato la mia totale e incondizionata attenzione.

Me lo ripeto sempre: Susanna, fai una cosa per volta e comincia dalla più difficile, il resto sarà in discesa.

Alla prossima occasione tornerò alle antiche abitudini: prima il cinema e poi la cena, nel caso, e in tempi lenti. Come piace a me.

 

Immagini dal web

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