In questi giorni circola in rete un video che documenta l’esperienza di una mamma che “incontra” la figlia morta grazie alla realtà virtuale. Qui il link all’articolo di Repubblica che ne parla e spiega: La storia è questa.  Nel 2016 una donna sudcoreana, Jang, perde Nayeon, la figlia di sette anni in seguito a una malattia incurabile. Un addio doloroso come solo quelli che separano un genitore da un figlio può essere. E però tre anni dopo, la tecnologia non è più quella del 2016. La realtà virtuale si è evoluta, così come tutta l’infrastruttura hardware e software che compone il mondo digitale. E proprio attraverso la realtà virtuale la donna ha potuto “incontrare” la figlia, o meglio, una sua fedele riproduzione elettronica, in un mondo simulato appositamente realizzato per un documentario televisivo intitolato “I met you”, “ti ho incontrato”, dalla Munhwa Broadcasting.

Non sono riuscita a restare indifferente mentre osservavo l’incontro di questa donna con la figlia virtuale, espressione di un’illusione resa in modo assai realistico della bimba morta. L’aldilà qui diventa un luogo, un altrove riprodotto a immagine e somiglianza della nostra realtà. La piccola parla e si muove, vera e convincente a tutti gli effetti, ma in assenza di respiro. È un riflesso dei desiderio della madre. Lo sconquasso di emozioni che prova la donna, il suo palpitare tra felicità e disperazione sono l’unica verità di ciò che vediamo, come le mani di lei che si allungano per dispensare carezze nel vuoto.

Grazie al digitale ciò che non esiste è credibile al punto di persuadere una mamma che, immersa in questa speciale esperienza, supera il confine con il virtuale, e sconvolge anche coloro che da fuori assistono alla rappresentazione di un sogno, in questo caso il padre e i fratelli della bambina.

Forse a breve questo tipo di applicazione sarà a disposizione di tutti e magari molti vorranno incontrare i propri cari defunti.

Quali potrebbero essere le implicazioni legate all’uso di viaggi virtuali di questo tipo?
C’è il rischio che qualcuno sviluppi una specie di dipendenza nei confronti di questo tipo di esperienza?
Gli “incontri” possono aiutare a superare un lutto o, al contrario, ne impediscono l’elaborazione? Che fine faranno i nostri ricordi se tutto resterà nel presente? Siamo destinati a una vita per finta? Magari ciascuno di noi vivrà in modo traslato e per alcune parti della vita, in un eterno Truman Show.

Che senso può avere vivere oltre il limite dell’illusione?

Quanti pensieri, quante domande senza risposta! Riguardo il video e adesso mi mette a disagio spiare l’amore di una madre in lutto messo in scena in modo così spettacolare. Mi chiedo cosa ne sarà stato di questa donna, trascorso un po’ di tempo dall’incontro con la figlia virtuale. Non posso saperlo e tuttavia non posso neppure fare a meno di riconoscere che dentro di me monta la rabbia. Appartengo al secolo scorso, penso che la tecnologia debba essere al servizio delle persone e non una loro estensione, ma forse sono già fuori tempo e i limiti del mio ragionare mi mettono fuori gioco.

Devo sforzarmi di uscire dalla mia bolla. Intravedere un pezzetto di futuro è sconvolgente, difficile da capire, complicato da digerire. Tuttavia quanto sarei curiosa di vedere quello che aspetta le prossime generazioni!

Qui il link al video I met you della Munhwa Broadcasting

Foto d’apertura di Lars_Nissen_Photoart da Pixabay

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