Indosso un foulard imitazione Hermes agganciato tra le orecchie e il naso e bloccato dagli occhiali da sole; al posto dei guanti usa e getta, un articolo difficile da reperire insieme alle mascherine, infilo due sacchetti per la raccolta della cacca del cane. Sembro una scappata di casa, un’apprendista rapinatrice, una che prova a travestirsi da musulmana osservante, a parte i capelli sparati intorno alla testa come quelli della Medusa. Sull’uscio Tina, la mia SimilJackRussell, mi fissa imbarazzata. Non fa niente, il parco di fianco a casa è deserto, al massimo rischio di incrociare qualche altra coppia cane&padrone, una razza rispettosa e discreta più di altre, di questi tempi.  Dentro l’area di sgambo si sta soli, a turni, al massimo in due nel caso in cui i pelosi siano amici di lunga data, fratelli senza coltelli.

Ridicola, indifesa, stupida. Smontata. È così che mi sento.

Adesso Tina e io, unite dal cordone ombelicale del guinzaglio, siamo al centro di uno spiazzo verde, a distanza di diversi metri dagli alberi e dalle panchine cintate da una striscia di carta rossa e bianca, lo stesso colore che ha la mia chioma.
Perché sto qui mascherata con un foulard simil Hermes, ricordo di un antico acquisto fatto al mercato di via Fauché? Chi me lo fa fare? Colgo lo sguardo di traverso che mi lancia il cane: è pieno di compassione. Ha ragione Tina.
In mezzo al vuoto, bardata come un’odalisca matura, devo sforzarmi di ritrovare l’equilibrio di una diversa normalità. E ragionare.

Medici e ricercatori hanno detto e ripetuto di rispettare la distanza fisica, (non uso il termine sociale, è un’espressione che non mi piace); hanno precisato che è opportuno usare la mascherina quando dobbiamo entrare in contatto con altri, per esempio al supermercato. Gli stessi esperti ci hanno resi edotti delle caratteristiche specifiche di ogni tipo di mascherina, dalle chirurgiche a salire fino alle FFP3, le più protettive, quelle che avrebbero dovuto avere in dotazione tutte le persone impegnate sul primo fronte della pandemia.

Fino a qualche settimana fa ci vantavamo della Lombardia, il motore del Paese! Oggi siamo a fare la conta dei morti: gli anziani chiusi nelle case di riposo, i dottori che hanno dato la vita per i loro pazienti e tutti quelli, troppi, che non ce l’hanno fatta a resistere al virus. Di sicuro la sfiga ha avuto la sua parte nell’abnorme diffusione dell’epidemia nella nostra regione, ma ci sono anche le responsabilità dei politici che hanno spinto scelte superficiali, rivelatesi catastrofiche, e ancora fanno i tracotanti e neppure li sfiora l’idea di fare ammenda, di chiedere scusa e cedere la parte.

Noi abbiamo obbedito alle indicazioni/ordini che ci hanno dato. Lo abbiamo fatto quasi tutti, da bravi cittadini: quelli che vivono in case comode e non sanno come passare il tempo, i meno fortunati che sono costretti in tanti in poco spazio, magari senza computer, o con una cattiva connessione che limita il loro lavorare. Lo hanno fatto anche quelli con problemi gravi di salute, o di soldi. Perfino gli ultimi, quelli di cui non si occupa quasi nessuno, i disperati, hanno cercato di fare quel che potevano per salvarsi e salvare. E anche i bambini!

Purtroppo abbiamo verificato attraverso i fatti che qui, nella culla dell’eccellenza lombarda guidata da Attilio Fontana, siamo nelle mani sbagliate, quelle di chi sa ragionare solo in termini di eterna propaganda elettorale, ma non ha la preparazione e neppure l’intelligenza necessaria per occuparsi di un evento tanto eccezionale. Infatti, non è per caso che siamo arrivati al disastro in Lombardia, all’ecatombe di morti esagerata, a ritrovarci in giro con l’obbligo di mascherine introvabili perfino a peso d’oro, l’ultima presa per il culo di noi cittadini.

Credo che molti come me sentano di vivere in un tempo sospeso, calati in un senso di provvisorietà che disorienta e fa stare male. So che ora devo stare a casa e che, una volta superata la fase critica dell’emergenza, dovrò imparare a convivere con il virus. Lo capisco e lo accetto, ma non posso accettare l’idea che a dare le regole continui a essere una rappresentanza politica impreparata e cialtrona.
Dobbiamo verificare, capire, analizzare le diverse responsabilità per rispetto dei morti e di noi tutti. Per rispetto di un futuro che sia meglio di quello che ci lasciamo alle spalle.

Per partire nella ricerca di più info:
Tamponi, zone rosse, anziani abbandonati negli ospizi: ecco l’atto di accusa dei medici contro Fontana e la regione Lombardia
Lo stato implementi l’accesso alle mascherine
Cosa sta succedendo nelle Case di riposo
Le domande dei sindaci lombardi alla regione Lombardia

 

Image by Capri23auto from Pixabay

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