È strano che mi sia capitato di leggere proprio adesso questo libro, Oggi e dopodomani – Discorsi di cinque sopravvissuti, un centinaio di pagine in un formato piccolo la misura di una mano. L’autore è Patrik Ourednik, uno scrittore ceco contemporaneo di cui fino ad oggi non avevo mai letto niente. Ricordo di avere acquistato il suo libro insieme a parecchi altri in uno dei miei momenti di shopping compulsivo libresco, quando non riesco a scollarmi dalla bancarella dell’usato finché non ho controllato l’ultimo tomo sepolto nella pigna.

Oggi e dopodomani – Discorsi di cinque sopravvissuti, un dramma in veste di pièce teatrale, è stato pubblicato nel 2011 e tuttavia racconta del nostro presente, di questo 2020 prigioniero della pandemia, e di come forse si sentono in tanti.

Un gruppo di cinque uomini, quattro italiani e un francese, è chiuso in una casa arredata in modo minimale e sgangherato da cui non possono uscire. In qualche modo sanno di essere sopravvissuti alla fine del mondo avvenuta in maniera misteriosa per mano di qualcosa di invisibile, impossibile da identificare. Non hanno più un’esatta cognizione del tempo mentre l’ambiente in cui vivono rimpicciolisce, si stringe loro addosso. Nella stanza in cui sono riuniti a chiacchierare – i dialoghi sono calibrati in un perfetto alternarsi di serio e faceto -, c’è una pendola che segna in perpetuo le undici e cinquantacinque. Fuori il buio sottrae sempre più spazio alla luce del giorno; gli uomini decidono che è la notte di Capodanno, simbolo di una fine che porta un nuovo inizio. L’atmosfera è claustrofobica, angosciante, dall’inizio alla fine.

Il libro è un piccolo capolavoro dalla forma letteraria insolita, almeno per me, e dal contenuto spaesante. Comunque è una coincidenza ben strana che io l’abbia pescato proprio adesso tra la pila dei libri che ho da leggere! È in casa da molti mesi, forse da un anno.

Alla fine… oltre la fine, la scena si chiude davanti alla platea di un pubblico che applaude gli straniti attori: “Lungo silenzio. I personaggi scrutano il pubblico. Buio” e poi… Non anticipo il finale.

Quando ho chiuso questo piccolo tomo ho realizzato che anche la stanza in cui vivo e lavoro si è rimpicciolita con l’andare dei giorni. Non mi basta più. Pure la scansione del tempo è diventata confusa; ogni mattina appena sveglia devo fare uno sforzo per ricordami a che punto della settimana mi trovo.
Basta.
Non posso riavvolgere il nastro, né cancellare questi ultimi due mesi, però so che non devo darla vinta alla pandemia.
Il virus è stupido, noi no. 🤔 Almeno lo spero!

Cit. da pag. 20 – parla Signori
… Se si vuole ragionare razionalmente, bisogna attenersi ai fatti. E i fatti ci dicono che qui, a parte noi, non c’è nessun altro. (Pausa) Non so cosa ne pensiate voi, ma, personalmente, provo un certo orgoglio quando mi dico che gli ultimi testimoni degli ultimi istanti del pianeta Terra sono quattro italiani. (Felice) I signori Andrea e Carlo, il signor Giovanni Rosati e il dottor Signori. Eppure, da un punto di vista puramente statistico, i cinesi (calcola) avevano ventidue volte più possibilità di noi. Gli indiani (calcola) diciotto volte. Gli americani… (calcola, mentre gli altri lo ascoltano interdetti) cinque volte. Quanto ai nostri amici tedeschi, che nei secoli ci hanno dato tanto filo da torcere… più o meno una volta e un quarto. Naturalmente se ci basiamo sul fatto che gli italiani erano cinquantaseimilionicentotrentatremilatrentanove all’ultimo censimento. Ma le statistiche sono una cosa e la resistenza di un popolo un’altra. Noi italiani siamo sopravvissuti a tutto. E la nostra presenza, qui, da un punto di vista simbolico è qualcosa di inaudito.

Oggi e dopodomani – Discorsi di cinque sopravvissuti di Patrik Ourednik
:duepunti Edizioni, 2011 – Traduzione di Andrea L. Carbone e Patrik Ourednik

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