Qualche giorno fa ho visto un film straordinario, L’incredibile vita di Norman, magistralmente interpretato da Richard Gere che recita il ruolo di Norman, un personaggio inattendibile, con assoluta maestria. Norman Opphennaimer gira per New York come un ebreo errante, portandosi appresso tutto ciò che lo rappresenta; il suo ufficio sono la sua borsa, il cellulare, il cappotto un po’ frusto che pare un carapace dalle cui tasche spuntano i fili degli auricolari e il porta biglietti da visita.  Chi è Norman? Non lo sappiamo, lui non rivela nulla di sé, resterà un mistero. Cosa fa Norman? Il traffichino, diremmo noi, lui invece si definisce in modo generico come un consulente strategico e spiega che soddisfa bisogni: “se le serve qualcosa io gliela trovo!”. In realtà dà l’idea di una persona disperatamente sola, alla continua ricerca di relazioni che possano trasformarsi in amicizie e magari cambiargli la vita. In casi speciali come quello di Micha Eschel, vice ministro del commercio in Israele, Norman arriva a investire in una scommessa sul futuro – gli regala un costosissimo paio di scarpe – nella speranza di creare delle connessioni che possano fare la differenza e portarlo a incassare il rispetto e l’apprezzamento degli altri. Del resto è proprio questo il suo sogno: conquistarsi un posto nel mondo. Per questo non si risparmia, fatica con tenacia, diventa perfino importuno e fastidioso, ma non mira mai ai soldi, anzi! Norman è un uomo generoso in modo perfino inconsulto, eppure in molti desta sospetto perché di norma “nessuno fa mai niente per niente”. In realtà lui lavora per tessere le trame di utili relazioni interconnesse, cerca di essere all’altezza delle aspettative più esigenti, sempre compiacente,  appare impermeabile alle umiliazioni e non conosce rabbia, o rancore, si dà incessantemente da fare per soddisfare i bisogni degli altri che tuttavia lo vedono solo come strumento utile ai loro fini. Quando Norman crede di avere conquistato l’amicizia di un uomo importante, costui gli annuncia che dovrà sacrificarlo, seppure con rammarico. Norman però anticiperà la soluzione del problema a modo suo, non prima di avere compiuto il prodigio di incastrare i pezzi di un puzzle impossibile. Insomma, Norman riesce anche a compiere qualche miracolo, ma nessuno se ne accorge.

L’incredibile vita di Norman non è un film facile, al contrario è molto complesso. Nella scrittura della sceneggiatura il regista Joseph Cedar dice di essersi ispirato a un episodio tratto dalla Bibbia, ripreso anche da Shakespeare e Joyce, che riguarda la storia dell’Ebreo di Corte; costui entra nelle grazie di un potente e della sua corte, ma in seguito viene respinto perché ritenuto un manipolatore e le sue buone intenzioni vengono fraintese.

L’incredibile vita di Norman affronta in modo insolito e profondo il tema delle relazioni e il bisogno profondo che ciascuno di noi ha di contare per qualcuno. Uscito nel 2016, descrive un recente passato che ormai ha esaurito il suo ciclo, infatti il Covid-19 ha congelato il modo in cui potevamo porci in relazione con gli altri, attraverso il contatto, lo stare insieme, vicini anche tra estranei, magari immersi in un bagno di folla. Ora stiamo iniziando a orientarci su percorsi e modalità differenti che se da un lato possono stimolare la nostra inventiva, dall’altro ci seppelliscono di malinconia per ciò che abbiamo perduto per sempre.

Come se la caveranno adesso i tanti Norman, benintenzionati sopra le righe, per cui il principio di relazione rappresenta il principio di sopravvivenza in modo perfino più marcato che per la maggior parte di noi?

Titolo L’incredibile vita di Norman
Regia Joseph Cedar
Genere Drammatico
Nazione Stati Uniti – Israele
Anno 2016

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