I miei amici più stretti, quelli che mi conoscono bene, mi hanno dato un soprannome curioso: per loro io sono Prestocheètardi! È un modo di dire che mi corrisponde appieno, infatti una volta impostato un progetto, procedo alla sua realizzazione senza perdere tempo. Tuttavia prima di prendere una decisione che abbia un contenuto significativamente importante, lavoro sull’idea con pazienza, rifletto, esamino la questione sotto ogni punto di vista, e non importa quanto tempo spendo perché “portare pazienza” è indispensabile per portare a compimento al meglio qualsiasi impresa. Solo quando mi sento pronta, decollo, allora divento Prestocheètardi!, appunto! Del resto anche nel mio lavoro di ghostwriter la pazienza è fondamentale perché se è vero che scrivere per alcuni può essere un’urgenza, è pure vero che la scrittura deve sempre essere affrontata con una speciale pazienza, magari condita di inquietudine, tensione e talvolta dal mal di pancia. Insomma, per affrontare una fatica di tale portata bisogna per forza “armarsi di pazienza”.

Così intesa la pazienza è un’attitudine alla riflessione, alla ponderatezza, uno degli strumenti più efficaci che possiamo utilizzare per cogliere un obiettivo importante, cui teniamo molto. È la pazienza adulta, la stessa che se sei fortunato ti insegnano a sviluppare fin da bambino e che poi ti aiuterà a vivere meglio, più serenamente. È anche il tipo di pazienza che oggi andrebbe rivalutato. Lo spunto per la riflessione me l’ha dato un articolo di Annamaria Testa su Internazionale, La pazienza non è fuori moda, che tra l’altro dice: “La pazienza, insomma, non coincide con un atteggiamento remissivo e rassegnato. Non esprime una vocazione alla mediocrità o all’essere docili. E non è un automatismo, ma una scelta consapevole”.

Sono d’accordo. La pazienza della rassegnazione, che pure esiste, è altra cosa e appartiene, per esempio, a chi subisce gli altri magari vantandosi di essere tollerante mentre pensa sia più conveniente vivere stando un passo indietro. Questo modo di pazientare, di stare fermi e abbozzare indossando la maschera della docilità, talvolta nasconde la paura di agire, di mostrarsi, o camuffa la rabbia che non si vuole esternare. Spesso è la pazienza dei pavidi.

C’è anche la pazienza spicciola, quella che decliniamo nel quotidiano per fare fronte ai fatti minuti legati agli incontri di ogni giorno, episodi di scarsa importanza, da gestire senza conseguenze, che inducono una reazione di cui ci dimenticheremo nell’arco di una manciata di ore. Questa pazienza in parte è correlata al modo in cui viviamo gli altri tipi di Pazienza e a come gestiamo la nostra parte istintiva. E cambia nel tempo, infatti diminuisce con l’aumentare dell’età, quando per ciascuno di noi si trasformano la misura del tempo e la scaletta delle priorità. A tale proposito mi piace riportare il Discorso sulla pazienza di cui è autore è José Micard Teixeira, trainer motivazionale portoghese, e non Meryl Streep cui è erroneamente, e quasi altrettanto universalmente attribuito. È anche la citazione che leggo ogni mattina sul desktop del mio computer, e questo la dice lunga!

“Non ho pazienza per alcune cose, non perché sia diventata arrogante, semplicemente perché sono arrivata a un punto della mia vita in cui non mi piace più perdere tempo con ciò che mi dispiace o ferisce. Non ho pazienza per il cinismo, le critiche eccessive e le richieste di qualsiasi natura. Ho perso la voglia di compiacere chi non mi aggrada, di amare chi non mi ama e di sorridere a chi non mi sorride. Non dedico più un minuto a chi mente, o vuole manipolare. Ho deciso di non convivere più con la presunzione, l’ipocrisia, la disonestà e le lodi a buon mercato. Non tollero l’erudizione selettiva e l’arroganza accademica. Non mi adeguo più al provincialismo e ai pettegolezzi. Non sopporto conflitti e confronti. Credo in un mondo di opposti. Per questo evito le persone rigide e inflessibili. Nell’amicizia non mi piacciono la mancanza di lealtà e il tradimento. Non mi accompagno con chi non sappia incoraggiare o elogiare. I sensazionalismi mi annoiano e ho difficoltà ad accettare coloro a cui non piacciono gli animali. Soprattutto, non ho nessuna pazienza per chi non merita la mia pazienza”.

Foto di Ernie A. Stephens da Pixabay

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