“Non puoi far passare il Natale sotto silenzio, ignorare il clima di Festa, evitare di fare gli Auguri. Non va bene, non è normale!” Questo è quanto mi sento ripetere da quelli cui confido il mio sollievo per lo scampato Natale. Ognuno è libero di regolarsi come crede, tuttavia il rito degli Auguri mi pare un eccesso fuori luogo in quest’anno disgraziato.

Ciascuno di noi vive la pandemia con disagio, ma se tutto si limita a qualche difficoltà di poco conto vuol dire che fin qui è andata ancora bene. Tanti hanno subito ferite difficili da rimarginare: c’è chi  ha perso un affetto, magari l’amore della vita, le certezze, la sicurezza, la gioia e la leggerezza, e non riesce e non sa come recuperare, forse ha abbandonato ogni speranza. Di fronte a costoro io resto senza parole, potendo vorrei abbracciarli, ma evito di fare i soliti e abusati “Auguri di Natale”. Preferisco tacere esprimendo la mia vicinanza come meglio posso, offro loro la mia solidarietà.

Anche per questo trovo coerente trascorrere le feste natalizie con la sordina e di sicuro non mi mancano il girotondo per l’acquisto dei regali, ridotti all’osso, gli incontri obbligati per gli scambi di Auguri e il Cenone e il Pranzo vissuti a volte con fastidio. Non devo fare i salti mortali per non dimenticare niente e nessuno, salvo chi ha davvero bisogno, e certo non scordo quelli che sono nel mio cuore.

Per tutti, anche per i più affezionati ai soliti rituali, sarà un periodo senza eccessi, almeno spero. Peccato però che il Natale in trincea, per così dire, sia imposto dalla pandemia e non il risultato di una scelta. Alla fine mi piacerebbe disporre di una statistica sincera su quanti tireranno il fiato, soddisfatti di avere un periodo di quiete, qualche giorno di vuoto da godere magari nell’inerzia più totale, in sottotono e fuori dalla confusione. Qualcuno scoprirà che non è poi così male sperimentare delle Feste sobrie, senza ansia da prestazione, un modello da perfezionare in futuro.

Il futuro, appunto!

Stiamo vivendo un’epoca di transizione che contiene allo stesso tempo una catastrofe e una promessa straordinaria. Proviamo ad attrezzarci per affrontare l’Anno Nuovo, dodici mesi forse perfino più complicati di quelli che ci lasciamo alle spalle. Rispolveriamo l’onestà, smettiamo di nutrirci di ignoranza e pregiudizi, non ascoltiamo i ciarlatani, sforziamoci di ragionare, impariamo a praticare la consapevolezza, a orientarci con intelligenza in uno spazio e in un tempo di cui sappiamo poco o niente, a rispettare e a sostenere gli altri, la natura e anche noi stessi, e a condividere le responsabilità.

Conoscenza e coscienza fanno la differenza, c’è altro da dire?
Sì, un’ultima cosa: abbiamo già perso fin troppo tempo!Natale ghostwriter

 

 

Foto di pasja1000 da Pixabay

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