Ho appeso in cucina il nuovo calendario e sfoglio l’agenda di quest’anno, già inaugurata a dicembre con alcuni appuntamenti e le solite scadenze. Continuo a leggere, a scrivere, a conversare con le persone che mi raccontano i segreti che stanno dentro le loro vite. Un giorno dopo l’altro imparo ad accettare quel che viene e ad adattarmi.

Mi ricordo la vita di prima, le strette di mano e i sorrisi, i baci e gli abbracci e uscire senza motivo o per andare incontro agli amici, anche quelli fuori confine, invece adesso mi tocca ancora tribolare, come tutti, e aspetto il futuro avendo netta la coscienza di quanto sia imprevedibile. Tuttavia sono curiosa, voglio arrivare a vedere come sarà la vita dopo la pandemia. E rifletto su questo e cambio registro alle mie ore per evitare il peggio. È meglio preoccuparsi che crogiolarsi nell’incoscienza, è meglio rimboccarsi le maniche e continuare a vivere stando in bilico tra speranza e paura.

Ho scoperto questa bella poesia di Karl Kraus, non la conoscevo. In qualche modo, nonostante abbia più di cent’anni, racconta anche di noi, del nostro presente. Per quest’anno auguro a tutti di avere un po’ di fortuna.

San Silvestro 1917

L’anno vecchio è affondato inerme
e dallo scannatoio sorge il nuovo.
I bei tempi sono infami?
E la vergogna non frena il corso degli anni?

Un orecchio timoroso ascolta lontano:
solo di tanto in tanto si sente tremare la terra.
Ma imperturbabili passano i tempi
su questo sogno peccaminoso.

Passano con i lunari,
continuando nel nuovo anno l’usata attività:
si congedano dagli assassini dell’umanità,
buon anno augurando ai profanatori del creato.

 

In copertina foto di Susanne Jutzeler, suju-foto da Pixabay

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