Lo so, questo è il post degli Auguri di Natale, ma come si fa a montare la solita sceneggiata, magari condita da sorrisi storti e vuote frasi di circostanza, mentre stentiamo a restare a galla in un mare di guai? Non ho voglia, non me la sento, preferisco fare finta di niente e tirare dritto per la mia strada lastricata di pagine lette e scritte, di file aperti e chiusi, di quaderni e post-it.

Ho appena letto un articolo di Davide Brullo uscito su L’intellettuale dissidente che contiene un’intervista a Piero Dorfles in relazione ai contenuti del suo ultimo libro: Il lavoro del lettore. Perché leggere ti cambia la vita, edito da Bompiani. L’intervista di Brullo a Dorfles merita attenzione. Dorfles dice: “Leggere è un lavoro, e come tale un’attività per la quale si deve essere preparati. Come per fare il falegname, il marinaio e l’imbianchino. Ogni attività umana, una volta che se ne siano acquistati gli strumenti di base, può essere praticata per arricchirsi, per divertirsi e per guadagnarsi il pane. Ogni attività umana può essere lavoro e divertimento; ma nessuna si può praticare senza competenza ed esercizio. Qui il nodo: che si possa diventare lettori senza progressività, senza nessuno sforzo, può accadere, ma solo in rari casi di particolare talento; come si può dire di chi è particolarmente portato a lavorare il legno, a navigare, a dipingere. Dunque c’è un motivo, per cui non siamo tutti lettori; anzi, in Italia, i lettori sono una minoranza insignificante della popolazione”.

È vero, il libro da leggere è in declino, leggere in modo consapevole richiede competenze, tempo e capacità di concentrazione; la lettura, un certo tipo di lettura, è un’attività  praticata, e praticabile, da pochi. Al contrario sempre più persone desiderano scrivere un libro, ovvero aspirano al libro da scrivere (da far scrivere), vogliono diventare autori. Agli aspiranti autori che mi contattano affinché io scriva per loro, sciorino da sempre un discorso assai simile a quello di Dorfles, salvo che cambio il soggetto. Io metto al centro la Scrittura e paragono il mestiere di scrivere a quello esercitato da altre categorie di artigiani: “Scrivere è un mestiere, per scrivere in modo professionale si devono possedere le giuste competenze, la famosa cassetta degli attrezzi, la stessa di cui dispone l’idraulico, l’architetto, o il giardiniere”.  Dico anche che il talento innato è di pochi, anzi di pochissimi, e comunque va disciplinato e soprattutto non basta avere preso buoni voti nei temi a scuola per pensare di poter essere scrittori. Al massimo, scriventi, che è tutt’altra cosa. Insomma, la sostanza non cambia: leggere e scrivere sono attività cui si deve arrivare preparati.

Ora ciascuno di noi ha davanti la prospettiva di qualche giorno di pausa; magari poche ore possono essere dedicate alla lettura di un libro, un esercizio lento che richiede attenzione, un’occupazione solitaria che ci porta in un Altrove misterioso e sorprendente. Perché non farci tentare?

E comunque Auguri, cerchiamo di conservarci in salute nel corpo e nella mente e speriamo in un Nuovo Anno più clemente. Arriverà il momento in cui ci volteremo indietro e sorrideremo, magari sarà un sorriso amaro, poi andremo oltre, finalmente!

Ci vediamo a gennaio!

“Ogni lettore, quando legge, legge se stesso. L’opera dello scrittore è soltanto uno strumento ottico offerto al lettore per permettergli di discernere quello che, senza libro, non avrebbe forse visto in se stesso”. Marcel Proust

 

 

 

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