È calato il buio sul secondo giorno dell’invasione dell’Ucraina, Kiev è sotto assedio. Le notizie si susseguono: ci sono vittime, feriti e dolore e il dispiegarsi di un piano odioso studiato con cura e giustificato da dichiarazioni false, minacciose e folli. Sembra un film la cui trama sia stata disegnata da un pazzo, invece è tutto reale.

È impossibile valutare le conseguenze di ciò che sta accadendo, il nemico è un tiranno. Da un lato le armi dall’altro parole su parole, come fermare il vento con le mani.

Il mondo civile non vuole il conflitto, combattere è una barbarie e del resto rispondere alla guerra con iniziative militari finirebbe per rendere concreto il rischio di una risposta nucleare. Alla fine, le nazioni dotate di arsenali pieni di armi sono impotenti.

La parola che più circola di bocca in bocca è cautela, gli interessi in campo sono enormi, tutti dipendono da tutti, infatti “siamo tutti connessi”. Le sanzioni sono inadeguate, rimbalzano nuove minacce, intanto in Ucraina si muore e dall’Ucraina è quasi impossibile scappare. Continuiamo a guardare la guerra attraverso lo schermo del televisore, del monitor, del cellulare. dall’altra parte sfilano persone, soldati, vecchi, donne e bambini pietrificati dal terrore.

Noi osserviamo le strade vuote, gli edifici bombardati, gli sguardi smarriti di chi non ha più un posto sicuro dove stare. Li spiamo dalle nostre case ben riscaldate, commentiamo mentre ceniamo o stando accoccolati sul divano del soggiorno e parliamo del rincaro delle bollette.
Aspettiamo.
Devono smetterla, sospendere il fuoco.
Aspettiamo.
Occorre trovare la quadra tra economia e sicurezza.
Aspettiamo.
Andremo a letto tardi, girandoci nel letto pensando a chi, laggiù, non può dormire.
Aspettiamo ancora mentre il buio amplifica le paure di tutti.
Questa guerra ci riguarda più delle altre, ma non è la sola, non lo dobbiamo dimenticare.

Io non sono pacifista. Io sono contro la guerra.
Gino Strada
Immagine d’apertura Pixabay License
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