Il mestiere di scrivere per gli altri attraverso il ghostwriting prevede che io traduca in un romanzo i contenuti che stanno a cuore a un narratore, magari la sua storia personale che spesso mi passa usando esclusivamente la forma orale. Seleziono secondo criteri personali e, lo ammetto, un po’ rigidi, i narratori e le storie da trasformare in un libro, di conseguenza sono di gran lunga di più i lavori che rifiuto di quelli che prendo in carico. Capita che, con una buona dose di incoscienza, io scelga di scrivere certe storie difficili che so già mi faranno penare. Accetto la sfida a patto che il narratore possieda i requisiti per essere un compagno all’altezza di un viaggio avventuroso, pieno di sorprese e non privo di rischi.

Rare volte incontro qualcuno che mi propone di scrivere una storia speciale, proprio quella che stavo aspettando da anni, forse senza saperlo. Non posso sottrarmi all’idea di ricavarne un romanzo anche se so che è un azzardo. Il mio incontro fatale più recente è avvenuto tre anni fa con i Bagliano, titolari di una storica impresa di Pompe funebri di Alessandria; mi hanno aperto le porte della loro Casa funeraria, dei loro Luoghi del commiato, hanno condiviso con me le vicende che vivono ogni giorno.

Fin da principio, ascoltando i racconti dei Bagliano mi sono resa conto che avevo cominciato a mettere insieme la trama del romanzo più o meno mezzo secolo fa, al mio primo incontro con la morte, al tempo dei miei quindici anni. Faceva caldo, era estate, e mio malgrado mi sono trovata costretta in una stanza buia con una piccola donna chiusa in un letto bianco e un’altra accanto che l’accudiva. In quel giaciglio giaceva la mia nonna paterna, Ersilia, per me quasi una sconosciuta e tale destinata a rimanere, visto che non avremmo avuto modo di scambiare una parola. Ricordo che Teresa, la donna che l’assisteva infilò una mano sotto le lenzuola e disse: «Ha i piedi e le gambe gelati, manca poco». Dunque la nonna era ancora tra noi, una salma in divenire. Non aprii bocca, non avevo alcun timore di trovarmi lì, ma ero arrabbiata perché ritenevo che l’avermi costretta in quella situazione fosse un’ingiustizia, un insulto ai diritti della mia perfetta adolescenza.

Ero una insensibile? Una matta? Ho ripensato tante volte a quell’episodio e a come si è svolto il funerale un paio di giorni più in là. Lo ricordo come un’uscita di scena gestita nell’indifferenza e mi ha fatto molto pensare.

Da allora ho assistito a molte cerimonie funebri. Ogni volta, perfino quando il lutto mi era vicino ed ero sconvolta, mi sono comunque persa nell’osservare le pratiche del funerale, le espressioni degli addetti delle Pompe funebri, il modo in cui sciorinavano l’offerta delle casse, i fiori, il ritiro degli abiti da far indossare al morto, qual era il loro tono di voce, e poi il carro funebre e la squadra in chiesa, tutti alti uguali in nero o in grigio, oppure uomini disarmonici tra loro, facce di carattere, o di gomma, belle facce solari, o tipi cupi, e poi la consegna dell’urna, le parole di rito e le carte da firmare, il posto al cimitero. Lo confesso: ho sempre avuto un interesse speciale per il mondo dei becchini, la loro vita, la ruotine del lavoro. Del resto chi  meglio di loro conosce quel che sta nei dintorni della morte?

Ora è chiaro che indagare il dietro le quinte dell’ultimo miglio, la trasformazione da semplice salma a caro estinto, è sempre stato tra i miei desideri, quindi l’incontro con i Bagliano ha rappresentato una coincidenza straordinaria. Ascoltando i loro racconti mi sono spesso fermata a pensare cosa potesse significare nascere, crescere, imparare ad amare tra lacrime e fiori marcescenti, casse di zinco, bare di legno, marmi lustri e vestiti sporchi, prediche scontate e segreti inconfessabili che facevano da collante, o separavano, i vivi e i morti. Tuttavia frequentando la Famiglia ho anche compreso che, dal momento che le loro radici sono saldamente radicate nella Casa, i Bagliano riescono aQualcosa nascosto ghostwriter vivere il lavoro con passione e a trasmettere lo stesso sentimento di partecipazione a tutti i loro collaboratori. Il conforto che danno a chi resta, le famiglie in lutto, la gratitudine che ricevono, li compensano per tutte le volte che si sentono sopraffatti dalla realtà di tanti giorni pesanti, quando magari vorrebbero chiudere gli occhi per sprofondare in un vuoto in cui talvolta annaspano senza più fiato. Non è facile questo mestiere, un mestiere speciale che merita rispetto e un maggiore riconoscimento per chi lo esercita mentre ancora oggi spesso è visto attraverso la lente del pregiudizio, una reazione indotta dalla paura.

Quando la raccolta dei materiali è finita ed è cominciata la fase della scrittura è iniziata la sfida: come tradurre in un romanzo il senso di una narrazione così impegnativa facendo in modo che la lettura risultasse piacevole? Come tenere il lettore sulla pagina proponendogli a ogni capitolo l’intreccio di storie che in modi diversi riconducono sempre a una Fine, inducendo comunque la voglia di girare la pagina per conoscere il seguito della narrazione?

I Bagliano hanno avuto il coraggio di accettare che il libro raccontasse di loro in una forma traslata. Così è nato Qualcosa nascosto, scritto con Marco Bagliano, il mio narratore principale, un romanzo che racconta una storia lieve, quella di un adolescente che si incasina la vita per troppa gioia e finisce suo malgrado in una Casa funeraria. Elaborare l’impianto della storia e scriverla ha rappresentato una sfida non da poco e in parte ha soddisfatto un mio bisogno, una speciale curiosità rispetto al dietro le quinte del mondo delle Pompe funebri. L’idea di controllo del libro, da passare sottotraccia, in modo quasi subliminale, ruota attorno al riscatto di una professione fin qui bistrattata che merita il riconoscimento di un rinnovato valore sociale all’interno della nostra società.

Leggi la favola per scoprire le verità che non conosci, questo è l’idea che ci ha guidato nella lavorazione del libro che è ben altro da quel che si potrebbe immaginare sapendo ciò di cui parla. La scommessa di scrivere per raccontare di un tema per molti poco attraente, perfino pauroso, in una forma coinvolgente è vinta? La parola ora spetta ai lettori.

Qualcosa nascosto (Manni editore, Collana Occasioni) è disponibile su Amazon e le principali piattaforme online e in libreria.

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