Scanner è il festival dedicato alle riviste indipendenti autoprodotte in Italia, che da giovedì 5 a domenica 8 febbraio, ospiterà ideatori, creatori, illustratori e pionieri di questa particolare frangia editoriale presso la libreria…
Il capolavoro di Wim Wenders e Juliano Ribeiro Salgado Il sale della terra viene riproposto insieme ad alcuni dei migliori lungometraggi di Wenders presso Spazio Oberdan, Fondazione Cineteca Italiana in occasione della…
2 febbraio 2015
Sebben che siamo donne di Paola Staccioli
Storie di rivoluzionarie
Sebben che siamo donne, edito da DeriveApprodi, è un romanzo biografico corale per capire la storia recente del nostro Paese attraverso le scelte di dieci donne. Il libro dà un volto e un perché a una congiunzione. Nel commando c’era anche una donna, titolavano spesso i giornali qualche decennio fa. Anche. Un mondo intero racchiuso in una parola. A sottolineare l’eccezionalità ed escludere la dignità di una scelta. Sia pure in negativo. Nel sentire comune una donna prende le armi per amore di un uomo, per cattive conoscenze. Mai per decisione autonoma. Al genere femminile spetta un ruolo rassicurante. In un’epoca in cui sembra difficile persino schierarsi «controcorrente», le «streghe» delle quali si racconta nel libro emergono dal recente passato con la forza delle loro scelte. Dieci militanti politiche (Elena Angeloni, Margherita Cagol, Annamaria Mantini, Barbara Azzaroni, Maria Antonietta Berna, Annamaria Ludmann, Laura Bartolini, Wilma Monaco, Maria Soledad Rosas, Diana Blefari) che dagli anni Settanta all’inizio del nuovo millennio, in Italia, hanno impugnato le armi o effettuato azioni illegali all’interno di differenti organizzazioni e aree della sinistra rivoluzionaria, sacrificando la vita per il loro impegno.
La nascita di MAGNUM racconta della più celebre agenzia fotografica del mondo, la Magnum Photos, attraverso le immagini di coloro che di quella grande avventura furono i primi protagonisti. Il 22 maggio del 1947, dopo…
29 gennaio 2015
Jean-Claude Izzo, lo scrittore marsigliese morto a soli 55 anni, ci ha lasciato alcuni libri davvero indimenticabili. La Biografia di Stefania Nardini, oggi riedita da E/O in una versione aggiornata, è un omaggio all’autore della trilogia che ha come protagonista Fabio Montale (Casino totale, Chourmo, Solea), e dei romanzi Marinai perduti e Il sole dei morenti. Cinque libri che raccontano il dolore, la malinconia, la nostalgia dell’amore anche quando c’è, la grandezza del Mediterraneo che pare regolare le vite di tutti come un elemento soprannaturale e che sono descritti magistralmente come pure certa parte di Marsiglia. Sempre edite da E/O sono anche la raccolta di racconti Vivere stanca e la raccolta di scritti inediti Aglio, menta e basilico. Marsiglia, il noir e il Mediterraneo. La Biografia di Izzo contiene alcune poesie tradotte per la prima volta in Italia e alcuni brevi testi in prima pubblicazione mondiale.
Il MIC – Museo Interattivo del Cinema, Fondazione Cineteca Italiana presenta LIBRI DI CINEMA, una serie di incontri con autori o curatori che presentano i propri libri appena usciti, seguiti dalla visione di un film che ha un legame…
27 gennaio 2015
“Sopravvivere al ghetto di Lodz, ad Auschwitz, a Neuengamme e a Bergen-Belsen fu quasi un miracolo. Aveva otto anni e viveva ad Amburgo, in Germania, quando Hitler salì al potere. Aveva vent’anni quando la guerra finì. Dodici lunghi anni di orrore, di privazioni, di umiliazioni, di fame”.
Le donne e l’Olocausto (Marsilio, traduzione di Errico Buonanno) è uno dei pochi memoriali che si concentra esclusivamente sulle donne. Con sincerità straziante, Lucille Eichengreen offre uno sguardo approfondito e sincero dell’esperienza femminile nei campi nazisti. Raccontando la storia della propria sopravvivenza, esplora il mondo delle altre donne che ha incontrato, dal potere femminile delle guardie SS, alle prigioniere che erano costrette a prostituirsi per il cibo. Le amicizie che nacquero tra le donne spesso durarono a lungo. Si aiutavano l’una con l’altra, e si dimostravano un affetto e un’attenzione che era difficile trovare persino in famiglia. Certo, avevano anche delle nemiche tra loro. Altre donne le maltrattavano, le denunciavano, le raggiravano e rubavano il cibo o le scarpe. In tutti i campi di concentramento era più o meno lo stesso. Ma in generale c’era fiducia reciproca, le donne si davano una mano e piangevano insieme. Con una prosa secca e toccante, la Eichengreen sa cogliere il nocciolo, l’essenza delle cose ma senza fare prediche. In più, Lucille scrive con l’autorevolezza della testimone oculare, un valore che presto spetterà solo alla pagina scritta e ai documentari filmati, visto che le fila dei sopravvissuti si assottigliano drammaticamente ogni anno. Lei è una di loro, una sopravvissuta che ha ancora voglia di raccontare la propria storia.