Collisioni – Harvest, il festival agri-rock di letteratura e musica giunto quest’anno alla sesta edizione si propone di radunare come di consueto a Barolo, nel magnifico paesaggio…
Mercoledì 16 luglio il Museo Diocesano presenta la prima edizione di “Slow Art performance – Arte della gente e dei luoghi”, un’iniziativa artistica che valorizza la creatività di quanti…
Da un’idea dello scrittore Paolo Nori nasce Questa è l’acqua, il Festival sonoro della letteratura, per riscoprire il valore della lettura ad alta voce. Il titolo del Festival, Questa è l’acqua…
16 luglio 2014
“Il mondo dei fiori e dei salici” (karyūkai), traduzione dal giapponese di Silvia Taddei – O Barra O Edizioni, racconta il mondo delle geisha, un mondo che negli stereotipi dell’Occidente rievoca atmosfere eleganti, preziosi kimono di seta, musiche e cerimonie del tè. Masuda Sayo, invece, testimonia una realtà differente, quella delle onsen geisha, le donne che praticano la professione nelle stazioni termali lontane dai raffinati ambienti cittadini. Con uno stile semplice e diretto, ma estremamente coinvolgente, racconta la sua infanzia di bambina abbandonata e poi venduta, la dura quotidianità sua e delle compagne durante gli anni di apprendistato; descrive l’ambiente delle sale da tè con le ambigue figure dei frequentatori, la lotta intrapresa per cambiare vita, la povertà vissuta in un Giappone uscito dalla Seconda guerra mondiale. L’autobiografia di Masuda Sayo costituisce una preziosa testimonianza su una pagina poco nota della cultura giapponese. L’autrice (1925-2008) appena dodicenne viene venduta dalla madre alla “Takenoya”, una casa di geisha della stazione termale di Suwa. Dopo l’apprendistato, a sedici anni diventa geisha. Istruita nelle arti tradizionali (musica, danza, canto), ma privata dell’educazione scolastica, resta analfabeta sino a trent’anni quando, abbandonata la professione, impara a leggere e scrivere da autodidatta. Nel 1956 partecipa al concorso letterario “storie vere di donne” di una popolare rivista femminile posizionandosi al secondo posto. Viene notata dagli editori di Heibonsha che la convincono a scrivere la sua autobiografia. Nel 1959 apre un locale che diviene un ristorante di successo e ottiene la qualifica di chef della cucina tradizionale giapponese.
In una notte di luna piena andrà in scena un evento esclusivo e spettacolare per celebrare l’arte e il fascino di un luogo unico al mondo. Tutte le sfumature del Dark con i concerti…
9 luglio 2014
È davvero intenso e coinvolgente il memoir che racconta, senza veli né compiacimenti, della vita segnata dal disturbo bipolare di Marya Hornbacher. Una vita da godere e da amare comunque come sottolinea l’autrice stessa: “Apprezzo la mia vita. È una vita che proteggo orgogliosamente. L’ho salvata dalle grinfie della pazzia, e la pazzia non può portarmela via di nuovo. Non la getterò via. E se non fosse una vita normale? È l’unica che ho. È difficile, bella, dolorosa, piena di risate, strana, tanto strana. Qualunque altra cosa sia, qualunque cosa porti – è mia”.
Quando la Hornbacher pubblicò il suo primo libro, Sprecata, in cui racconta della sua anoressia bulimica, non conosceva ancora la causa profonda della sua infelicità. Poi, a ventiquattro anni, le fu diagnosticata una forma grave di disturbo bipolare, una malattia seria e invalidante. Chi soffre di questa condizione affronta fasi di profonda depressione alternate a fasi maniacali caratterizzate da un eccesso di euforia. Marya ha sperimentato sulla sua pelle cosa vuol dire esserne vittima e, attraverso immagini di straordinaria potenza emotiva, ci porta con sé sulle montagne russe della sua vita, raccontandoci la sua struggente esperienza. Da leggere per conoscere e capire. (Tea – Collana Esperienze)
05 luglio 2014
“Malerba”, erba cattiva, edito da Mondadori, racconta la storia di un ragazzino mandato in Germania per allontanarlo da una giovinezza scapestrata. Ad Amburgo si inserisce in un ambiente di night e belle donne e diventa un professionista del tavolo verde. La Sicilia è ormai è un ricordo fino a che, dopo il servizio militare, a vent’anni, torna al paese per stare un po’ con la famiglia prima di ripartire per la Germania. Ma proprio la sera precedente alla partenza resta ferito nella strage che prevede lo sterminio dei suoi parenti. Fugge, sconvolto, ma presto scopre che Cosa Nostra ha affidato il compito di ucciderlo a uno dei suoi amici d’infanzia… Questa è la storia di un giovane uomo che sente di dover fronteggiare da solo il massacro della propria famiglia. Di un uomo che non ha fiducia nello Stato, né in alcuna altra istanza morale capace di contenere la ferocia umana e che scampa per miracolo a quattro agguati e decide di rinunciare a tutto, anche all’amore, per vendicare i suoi cari e sopravvivere. Giuseppe Grassonelli, che assume in queste pagine il nome fittizio di Antonio Brasso (suo “nome di battaglia” negli anni della guerra di mafia), ci racconta la storia della sua vita breve e intensissima: segnata dalla morte e dalla cesura dell’arresto, all’età di ventisette anni. L’ebbrezza dell’illegalità, l’orrore indicibile di un intero sistema di relazioni nel quale la vita umana e la dignità individuale non hanno alcun valore, ma tutto è clan, affiliazione o infamia, emergono in queste pagine con potenza sinistra. Giuseppe Grassonelli non si pente, non collabora con la giustizia e sconta dunque la pena durissima dell’ergastolo ostativo. Comincia a leggere, a studiare, fino a laurearsi e a diventare un detenuto modello. Per raccontare la propria storia si affida al cronista che anni prima aveva seguito la sua “guerra” come giornalista per una TV privata: Carmelo Sardo, che con efficacia e partecipazione ci conduce attraverso queste pagine. Per provare a capire. Perché le parole, e la memoria, sono l’arma più potente contro la silenziosa omertà del male.