Oggi finisce in gloria una settimana di passione. Infatti, qualche giorno fa abbiamo operato la piccola Tina, la #SimilJackRussel che da luglio è con noi. L’intervento di sterilizzazione, preventivo di molti tumori oltre che di gravidanze indesiderate, era in programma da un po’. Comunque sia eravamo in ansia per lei e il nostro veterinario era in ansia per noi, per il fatto di doverci sopportare, perché come umani di riferimento di Tina siamo un po’… apprensivi. Inutile dire che la notte prima dell’intervento abbiamo dormito poco e male; l’operazione era prevista per le due del pomeriggio e la piccola doveva arrivarci a digiuno. Senza neppure dovercelo dire, io e il sant’uomo che vive con me abbiamo deciso di saltare il pranzo per non indurre Tina in tentazione. Lei ha passato la mattinata come al solito, salvo che per la pappa; ci sono state le uscite, le giocatine con i pupazzi, il sonnellino. Quando abbiamo parcheggiato davanti all’ambulatorio, il padrone di Tina mi ha lanciato uno sguardo tanto intenso da riportarmi indietro di venti, anzi no, trent’anni, e ha detto: «Mica lo dobbiamo fare per forza. Dai, andiamo via, poi telefoniamo e diciamo che abbiamo avuto un impedimento e rifisseremo».
«Tsk tsk! Uomini, bassa soglia del dolore. Io e Tina siamo più coraggiose» ho risposto. Sono scesa dall’auto e ho prelevato la piccola dal sedile posteriore. Quando sono entrata dal veterinario avevo le gambe molli un po’ per la fame e un po’ per la paura. Vi risparmio il racconto delle ore di tensione, prima della telefonata rassicurante del dottore: era andato tutto bene e Tina era già sveglia, ci aspettava. Siamo andati a riprenderla in stato d’ebbrezza; guardate che l’alcol non c’entra, piuttosto ha a che vedere con un esagerato sollievo. Abbiamo riportato a casa la piccola ancora un po’ allucinata, con le istruzioni per le medicine e l’indicazione che Tina avrebbe dovuto stare a livello pavimento. No divano, no letto, troppo rischioso un salto, nel post-operatorio.
Non abbiamo avuto scelta. Dopo avere recuperato i cuscini, abbiamo chiuso la porta della camera da letto e ci siamo sistemati ciascuno su un lato del grande divano ad angolo, lei nella cuccia morbida, venti centimetri sotto di noi. L’abbiamo vegliata così per due notti, tenendole ciascuno una zampa. Finalmente c’è stata la visita di controllo e la rassicurazione del dottore: tutto stava andando per il meglio. Il veterinario ha fatto una faccia davvero perplessa quando gli abbiamo chiesto se potevamo tornare a dormire nel nostro letto, poi ci ha dato l’ok. Grazie , dottore, anche Tina la ringrazia.

Immagine dal web.

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