C’è il sole, d’estate è normale. L’aria è fina qui in montagna, del resto mica siamo in piazza Duomo. Un bel fine settimana di pausa mette il buon umore. Anche no, dipende da un sacco di cose.
Il sacco, le cose.
Quali cose ci sono nel sacco?
L’erba da tagliare, le rose da potare, le siepi… meglio non parlarne.
Il tagliaerba ha esalato l’ultimo respiro. Un altro conto da pagare.
C’è da fare la spesa senza click al pomodoro. Tutti in fila nel supermercatino del paese, poco più di una posteria, che per noi di città è sempre un po’ sguarnito. Il burro, i formaggi e anche il latte si comprano direttamente su alla malga. Vabbé, una bella passeggiata, almeno quella, ma se in piano abbiamo una grande resistenza con la salita ci viene subito il fiatone, le gambe non ce la fanno, manca l’allenamento.
L’umore è verde acido, tono su tono con il prato che vede le sfumature dell’erba variare dal grigio allo smeraldo, dal fresco dell’ombra al bruciare del sole. Lasciamo perdere, meglio ignorare noi stessi per quarantott’ore.

Che diamine, ci vuole un po’ di leggerezza.
Vado a scambiare due parole con qualcuno che mi stia a sentire senza giudicare, con cui magari fare un risata senza troppo ragionare.

 

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