Storia vera, vita vera, sofferenza vera. Senza fronzoli, orpelli, divagazioni. Una discesa non in un inferno, ma in tre e in fondo l’unico scoglio cui aggrapparsi per non svendere la propria dignità e perlomeno sopravvivere: una figlia. Perché i demoni sono ancora insonni. E visto che a tutti può capitare di seguire l’ombra di uno di essi, considerate questo libro-sofferenza come un ‘help for beginners’, un déjà vu profetico da assimilare e tenere lì, in una piega della nostra anima, già confezionato e sperimentato, pronto, a disposizione.” (Federico Griandi)
Questa recensione è tra le mie preferite perché ha colto perfettamente lo spirito di questo libro. La regola dell’eccesso racconta la vita di Renato Tormenta, una storia basata sulla realtà che, forse proprio per questo, lascia l’amaro in bocca. Non è facile trarre una morale. La storia di Renato non è edificante e impone una sequenza di verità assai crude che comprendono i fatti e le occasioni che conducono un uomo a “precipitare nel suo pozzo”. Lui si perde mentre intorno tutti stanno a guardare senza mai partecipare fino in fondo al suo dramma. Chi tiene a lui forse non dispone degli strumenti giusti per aiutarlo, del resto salvare Tormenta da se stesso appare un’impresa quasi impossibile. I più si limitano ad assistere agli eventi, incapaci di intervenire, troppo impauriti o troppo egoisti per mettersi in gioco.
Come ha scritto un altro lettore, “Tormenta non è uno che lasci indifferenti… ” e gli spunti di riflessione che si possono trarre dalla sua storia sono tanti e  riferiti a diversi temi. Tuttavia, forse un pensiero dovremmo rivolgerlo anche a noi stessi per ricordare se quella volta,  in quella data circostanza, verso quell’amico o quel parente o anche solo nel giudicare un conoscente, siamo stato più crudeli o più incapaci. Infatti, talvolta i nostri comportamenti sono viziati dal pregiudizio. Troppo spesso dimentichiamo che in molte vite i conti non tornano mai.

Acquerello di Patrizia Puleio ispirato al libro La regola dell’eccesso di Susanna De Ciechi e Renato Tormenta, dal cap.2

“Renato volle misurare a passi lunghi il convoglio fino alla motrice… i binari bagnati dalla pioggia erano due strisce infinite che l’avrebbero portato non si sa dove.”

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