In quanto ghost writer sono già un fantasma, quindi non dovrei pormi il problema, tuttavia gli anni avanzano e ciò mi induce a interessarmi ad argomenti sui quali fino a qualche tempo fa sorvolavo. Uno di questi riguarda le possibili modalità d’invecchiamento,  l’inoltrarsi nell’età “alta” mantenendo la mente lucida e attiva. In un recente articolo Il Post affronta il tema di come tenere allenato il cervello per diventare un “superager”, cioè una persona che pur avendo superato i sessantacinque anni ha capacità di memoria e attenzione pari a quelle di venticinquenni attivi e in salute. Nell’articolo si cita una ricerca, quella di Feldman Barrett e dei medici del laboratorio del Massachusetts General Hospital, che indaga sul perché alcuni arrivino all’età avanzata addirittura in condizioni di demenza, nei casi più gravi, mentre altri superino i novant’anni rimanendo lucidi e acuti, a volte continuando a svolgere lavori e mansioni intellettualmente impegnativi. Secondo l’ipotesi dei ricercatori, “Il sistema limbico aumenta la sua attività quando le persone si impegnano in qualcosa di difficile, sia che si tratti di uno sforzo intellettuale sia fisico, per questa ragione si può conservare bene questa parte del cervello allenandola sia con attività fisiche che mentali“. Lo studio precisa anche che non vale spendere il proprio tempo per fare il sudoku, i cruciverba o giocare a burraco; come minimo occorre lavorare per imparare una lingua straniera, l’uso di uno strumento musicale o fare corsi comunque difficili.

Per quanto mi riguarda sto in campana, anche se non sono così avanti con gli anni. Spero che fare lo scrittore fantasma, confrontarmi con persone impegnative come sono sempre i miei narratori, scrivere romanzi autobiografici, partecipare a corsi e seminari talvolta alternando il ruolo del corsista a quello del docente, possano essere ritenute attività stimolanti. In questo caso ho qualche speranza di essere sulla buona strada per evitare di precipitare in quel declino che riconoscono in altri e mi spaventa, certo ci vuole anche una buona dose di fortuna. Tuttavia colpisce che i comportamenti di molte persone in età matura siano diametralmente opposti a quelli consigliati dalla ricerca. Conosco persone più giovani di me, magari in pensione da tempo per effetto delle strane leggi del nostro Paese, che si sono dedicate… al nulla. Proprio il nulla, l’idea di riposo assoluto, il dolce far niente sono le massime aspirazioni di molti di coloro che concludono il percorso lavorativo per anzianità. Se ci sono dei nipotini talvolta ci si occupa di loro, attività molto faticosa ma non troppo stimolante; se ci sono le possibilità economiche, si fa qualche viaggio quasi sempre da turisti e non da viaggiatori; si gioca molto a burraco, si passeggia con il cane, la lettura è poco praticata perché troppo faticosa, per carità. C’è anche chi prova ad andare in palestra; in molti casi paga la quota e dopo le prime volte molla il colpo e non ci va più. Pochissimi affrontano un percorso nuovo, magari tirando fuori dal cassetto un vecchio sogno di gioventù, ed è un grande peccato.
In generale e salvo eccezioni, quando una persona va in pensione ha a disposizione un arco temporale di pochi mesi per organizzare nuove attività all’interno di un diverso piano di vita. Se si adagia nel dolce far niente e non agisce in fretta e con metodo, rischia di iniziare a declinare. E così si spengono delle belle menti. Tra poco saremo un esercito di anziani, forse lo siamo già. Dovremmo fare una riflessione per non diventare un esercito di rimbambiti. Anche e soprattutto nel nostro interesse.

Immagine da Youth – La giovinezza di Paolo Sorrentino

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