Il mese che si sta concludendo è trascorso in modo inconsueto, una serie di impegni mi hanno distratto dal mio lavoro, è stato bello ma ora ho solo voglia di rientrare nella routine. La vacanza dello scrittore fantasma è terminata e pregusto le ore che tornerò a dedicare alla scrittura. Del resto ho un libro da portare a termine, una storia che mi piace molto e i miei personaggi sono lì tra le pagine, annoiati, in attesa di riprendere il corso delle loro vite. Questa sera però è una di quelle in cui stento a trovare la giusta concentrazione, ogni tanto capita e allora tanto vale divagare, lasciare spazio alla fantasia e iniziare un altro viaggio.

Viaggio in Paradiso

Seduta sul letto con le ginocchia tirate sotto il mento, i capelli scarruffati e un velo di vapore addosso, osservo l’alba che si apre, accarezza i vetri polverosi e riflette la sfumatura del latte annacquato sulle lenzuola candide, sui cuscini e sulle pareti bianche.
Senza occhiali vivo di sensazioni, immagini scontornate e fantasie.
Fingo di essere dentro una nuvola, già in volo, là sopra.
Sono sola. Sono sempre soli quelli che devono affrontare un viaggio difficile.
Forse non voglio più partire. Mi concentro sul verde del prato, l’albero di noce, il cespuglio di ortensie esplose nella fioritura del mio giardino, lontano da qui.
Altre volte ha funzionato, mi aveva dato pace. Adesso resto inquieta, angosciata, spaesata.
Il ronzio del condizionatore è un rosario.
Immobile, rannicchiata sul letto, aspetto.
L’inevitabile.
Ho una specie di presentimento. Non mi fido. L’incertezza è un solletico leggero e continuo che sfiora le pareti dello stomaco e spinge la nausea a salire fino in gola.
Forse è la fame, non ho fatto colazione.
Non voglio partire, ma devo andare.
Dentro di me c’è una forza che preme, un pensiero rigido e ottuso: “Ormai non puoi tirarti indietro” sentenzia. “Lo devi fare”.
“Chi lo dice?” risponde lo spirito libero che sta concentrato nella mia spina dorsale. Un colpo di reni e potrei liberarmi di tutto.
Via, fuori da lì, e di corsa. Senza guardare indietro.
In fondo l’ho già fatto altre volte, sono andata via lasciando un deserto. Per sempre.
Come una crisalide abbandonata.
Per un po’ gli altri avevano aspettato che tornassi a riempirla, sicuri che non avrei rinunciato al bozzolo cui ero abituata.
Un giorno avevano cominciato a fare caso alla mia sedia vuota, al mio posto nel letto senza più la forma del mio corpo né il mio odore. Ero diventata uno spazio disabitato, freddo e silenzioso. Avevano dimenticato i miei contorni, spostato le cose che avevo lasciato indietro. Però mi aspettavano ancora. Prima o poi avrei suonato alla porta, chissà quando.
Alla fine, un po’ alla volta avevano capito d’essersi sbagliati.
Li immaginavo intenti a riempire i sacchi neri della pattumiera con i miei abiti, i libri, i disegni, qualche orecchino spaiato. Chissà se avevano tenuto le mie fotografie chiuse in un cassetto!
E adesso, quanto tempo manca alla partenza?
Non voglio saperlo, in ogni caso troppo poco o troppo. Dipende.
Vado o resto? Non lo so ancora.
Inforco gli occhiali e le forme indefinite che mi circondano prendono vigore. C’è un libro sul comodino, un saggio di Baumann sulla paura. Che scelta scema! Non lo leggerà mai.
La borsa da viaggio aperta sulla sedia.
Che faccio?
Adesso mi vesto ed esco senza farmi notare. Parto per un altro viaggio perché questo non mi piace. Potrebbe essere di sola andata.
Mi viene da ridere. È la fifa.
Vado? Scappo?
Resto immobile nella stessa posizione, le braccia strette attorno alle gambe, la guancia poggiata sulle rotule. Guardo fuori, il cielo è giallastro per effetto della vampa di calore.
È quasi ora.
Sono paralizzata dal terrore.
Ho deciso, affronterò questo viaggio.
Mi sento un legno.
Avverto sempre più forte un rumore di metallo sgangherato. Un uomo vestito d’azzurro apre la porta.
«Buongiorno, signora.» Per un momento scompare di nuovo nel corridoio e subito rientra spingendo avanti una barella. «Tocca a noi» aggiunge in tono giulivo.
Lo fisso, ha gli occhi celesti di un cherubino.
Adesso non vedo l’ora d’iniziare questo viaggio.
Purché finisca in fretta.
In ogni caso.

Proprietà letteraria riservata – vietata la riproduzione senza l’espresso consenso dell’autore.
© 2017 – Susanna De Ciechi.

Immagine dal web.

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