Ho letto L’informazione di Martin Amis diversi anni fa, ma in questi giorni mi è tornato alla memoria in relazione ad alcune vicende editoriali che sto seguendo. La storia raccontata da Amis è quella di Richard Tull e Gwyn Barry amici e compagni di università, entrambi scrittori. Gwyn è uno scrittore di successo e Richard un fallito. Eppure era partito meglio dell’amico, aveva pubblicato un libro apprezzato dai critici ed era considerato una promessa. Adesso campa di recensioni, costretto a sorbirsi monumentali biografie di poeti minori. Richard odia Gwin, vive di invidia per il suo successo. Non solo cerca vendetta, ma vuole elevare quella vendetta a forma d’arte. Per farlo, non esita a cercare l’aiuto di gente qualificata incaricandola di agire su molti fronti, tra cui l’aggressione personale. Sebbene «ogni uomo sensibile ha diritto a una crisi di mezza età», Richard Tull è però forse un uomo troppo sensibile, incapace di resistere al peso dell’informazione, di quella massa di notizie che rende tutti spettatori irrequieti e invidiosi dei successi e dei fallimenti altrui.

La scrittura è grandiosa, sarcastica, cinica, divertente e anche amara, del resto Amis non è uno scrittore tra i tanti, ma un Maestro. Nonostante siano passati oltre dieci anni dalla prima pubblicazione, il quadro che L’informazione offre del mondo dell’editoria è comunque sempre attuale.

Citazioni da L’informazione di Martin Amis:

Il terzo romanzo non fu pubblicato da nessuna parte. E così il quarto. E il quinto. In queste tre brevi frasette lasciamo intravedere un intero Mahabharata di sofferenza. Richard ricevette un bel po’ di offerte per il sesto romanzo, perché ormai, durante un periodo di rincretinimento da sogno e bisogno, aveva cominciato a rispondere agli annunci che molto prosaicamente dicevano: PUBBLICHIAMO IL TUO LIBRO, oppure EDITORE LONDINESE CERCA (o era NECESSITA?) AUTORI. Naturalmente questi editori, che ululavano in cerca di parole da stampare come cani in calore sotto una luna struggente, non erano editori normali. Per esempio, dovevi pagarli. E, cosa forse ancora più grave, nessuno ti leggeva mai. Richard perseverò e finì da un certo Mr Cohen in Marylebone High Street. Ne uscì con il suo sesto romanzo ancora da piazzare ma con un nuovo lavoro, quello di Direttore Speciale della Tantalus Press. Vi andava circa un giorno alla settimana, adescando e taglieggiando romanzi di analfabeti, autobiografie a svisceramento totale in cui mai nessuno si muoveva o faceva qualcosa, raccolte di poesie primitive, prolissi lamenti in morte di un parente (o di un cagnolino, o di una pianta), trattati scientifici demenziali e, sempre più spesso, così almeno gli sembrava, monologhi drammatici «trovati per caso» sulla psicosi maniaco-depressiva e la schizofrenia.

[…] Richard aveva finito con l’inquadrare quella robaccia. Non era cattiva letteratura. Era antiletteratura. Propaganda egocentrica. Forse i suoi romanzi erano illeggibili, ma almeno erano romanzi. Mentre i dattiloscritti, i tabulati e i flosci quaderni che ingombravano il suo tavolo semplicemente non erano riusciti a rompere il guscio della loro forma primitiva: diario, registro dei sogni, dialettica.

 

L’ informazione di Martin Amis
Traduzione di Gaspare Bona
pag.438 – Einaudi, 2007

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