Leggere e scrivere libri ci permette di viaggiare nello spazio e nel tempo. Amo entrare nella Storia attraverso i libri e poi, quando è possibile, mi piace curiosare nei luoghi che sono stati al centro di eventi memorabili, cercando di ritrovare qualche traccia delle emozioni che hanno vissuto coloro che ne sono stati protagonisti, o testimoni diretti.

Pochi mesi fa ho visitato il Rifugio antiaereo della scuola elementare di via Bodio 22 a Milano. Il Rifugio, entrato in funzione nell’ottobre del 1940, è indicato con il numero 87 perché è l’87esimoscrivere libri di 135 rifugi antiaerei gestiti dal comune di Milano nel corso della Seconda Guerra Mondiale. I cittadini fecero ricorso a questi spazi soprattutto tra il 1943 e il 1944, quando Milano ebbe migliaia di vittime e vide distrutte dai bombardieri inglesi e americani moltissime case e fabbriche, per non dire degli edifici storici danneggiati da Santa Maria delle Grazie al Duomo, da Palazzo Reale alla Pinacoteca Ambrosiana, dalla Galleria Vittorio Emanuele al Cimitero Monumentale.

Le cantine dei sotterranei della scuola, costruita nel 1926, originariamente intitolata alla madre del Duce, Rosa Maltoni Mussolini, una maestra, e a guerra conclusa a Giacomo Leopardi, furono adibite a rifugio e messe a disposizione degli alunni della scuola e anche dei civili.

A introdurci alla visita di gruppo al Rifugio organizzata da MilanoGuida, c’era lo storico ed esperto di cavità artificiali Gianluca Padovan, presidente dell’Associazione S.C.A.M. (Speleologia Cavità Artificiali Milano) che ha ottimamente illustrato nei particolari le caratteristiche del rifugio riuscendo a rievocare l’atmosfera che permeava gli spazi cui uomini, donne e bambini affidavano la loro salvezza e le loro speranze.

Il Rifugio ha una forma semicircolare con soffitti a volta in mattoni ben conservati così come lo è la pavimentazione. In origine, prima della guerra, ospitava le cucine ove si preparavano i pasti per la mensa degli alunni. C’era, c’è ancora, una sala-docce dove i bambini venivano lavati perché all’epoca l’acqua corrente in casa era ancora un lusso per pochi; c’erano anche due bagni alla turca, una rarità nei rifugi che di solito ne erano sprovvisti, oltre a un rubinetto per l’acqua. Alcuni spazi erano riservati alle classi dove si faceva lezione quando la sirena d’allarme preannunciava un bombardamento in arrivo.

Da alcuni anni il Rifugio è stato riallestito con pannelli illustrativi che consentono di calarsi nel dramma della guerra, affrontando un viaggio nel tempo che non può lasciare indifferenti. Sui muri scrivere librisono ancora visibili le scritte di allora, che indicavano le direzioni da seguire per accedervi. Qui potevano entrare circa 450 persone e nel silenzio degli ambienti desolati e spogli si coglie il senso dell’angoscia e delle tragedie di cui sono stati protagonisti molti di coloro che nel Rifugio si illudevano di trovare un valido riparo in attesa del cessato allarme.

Ermanno Olmi nel suo libro Ragazzo della Bovisa ha dedicato alcune righe a questo luogo. Riguardo i bombardamenti scriveva: «Ripresero gli allarmi. Certe notti anche due volte. I più piccini arrivavano al rifugio tutti infagottati e, senza neanche svegliarsi, continuavano il loro sonno sulle panche». Inoltre ricordava anche le esercitazioni in caso d’attacco aereo: «Nel buio della cantina tutta puntellata da travi di sostegno, spiegava a gruppi di classi l’uso della maschera antigas».

scrivere libriA conclusione della visita abbiamo assistito a uno spettacolo teatrale, sempre all’interno degli spazi del Rifugio. 256 secondi, piovono bombe! è un racconto grottesco che si compone di “spezzoni” come quelli incendiari che distrussero Dresda, Tokyo, Milano o che, oggi, distruggono Aleppo, Mosul. Un racconto fatto di “frammenti”, come quelli dei resti di Hiroshima; un racconto fatto di “schegge” come quelle delle mine aeree che distrussero Londra e Amburgo; una narrazione poetica tratta dai brandelli della memoria dei protagonisti.

Tra le tante storie narrate nel corso dello spettacolo spicca quella, vera, della scuola elementare “Francesco Crispi” nel quartiere di Gorla, sempre a Milano: qui il 20 ottobre 1944 una bomba centrò il vano scale della scuola mentre i bambini e il personale scolastico stavano scendendo per raggiungere il rifugio sotterraneo dell’edificio; morirono 184 bambini, 14 insegnanti, la direttrice della scuola, 4 bidelli e un’assistente sanitaria. Nello spettacolo, il racconto della strage visto con gli occhi di una madre davanti alle macerie della scuola, è reso in modo particolarmene toccante e ci ricorda che la guerra e sempre e comunque il risultato dell’imbecillità umana.

Tra le foto che ho fatto quella che preferisco riporta un ammonimento su cui tutti dovremmo riflettere. Dice: Seduti! Evitate le chiacchiere perché viziate l’aria. In un certo modo non è un caso se l’inquinamento del pianeta ci toglie il fiato.

scrivere libri

256 SECONDI, PIOVONO BOMBE!
scritto e diretto da: Cesare Gallarini
con: Cesare Gallarini, Lorena Marconi, Cecilia Vecchio, Ottavio Bordone
consulenza storica: Maria Antonietta Breda – Gianluca Padovan
scene: Marlis Brinkmann – tecnico audio e video: Gino Sacco

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