Sto scrivendo una bellissima storia che inizia più o meno cent’anni fa e con essa ho preso la rincorsa per attraversare luoghi ed epoche che viste dal nostro tempo sembrano molto più lontani di quello che sono nella realtà, almeno per le persone della mia generazione. In questi casi scrivere un libro mi porta a confrontarmi con un passato che in parte conosco, anche se non l’ho vissuto direttamente, e che per alcuni aspetti avevo dimenticato; da qui nasce la necessità di un lavoro di ricerca anche rispetto ad aspetti di costume che rimandano a dettagli importanti. Per esempio, in quanti ricordano le calze di nylon, arrivate in Italia nel dopoguerra? Hanno una storia che merita di essere raccontata.

Uno dei primi slogan per promuovere le calze di nylon pare recitasse: “Resistente come l’acciaio e delicato come una tela di ragno”. In realtà non era proprio così, all’inizio le calze di nylon erano delicate, niente a che vedere con la resistenza che possono vantare i collant o le autoreggenti di oggi.

Sorrido pensando che ho fatto in tempo a indossare, sia pure per un brevissimo periodo, le calze da infilare e sfilare una per volta e il relativo reggicalze. Allora i collant erano già in voga, ma nel passaggio dai calzettoni alle calze da donna, per un po’ ho subito l’influenza delle abitudini materne. Ricordo anche le difficoltà che incontravo con le calze con la riga dietro, così difficile da tenere diritta ed era un guaio perché quando virava le gambe sembravano storte. Spesso il nylon si smagliava ed ecco che allora scendeva la scurlera, orribile a vedersi. Per quanto riconosca la sensualità di un bel paio di gambe inguantate con calze raffinate e un reggicalze di pizzo, premio la praticità: w il collant!

scrivere un libroLa storia delle calze di nylon ebbe inizio nel 1937 grazie a un brevetto della DuPont, quello per la fibra di poliammide da cui il nylon, che rappresentò una pietra miliare nella storia del costume e del Ventesimo secolo in generale.  Il nylon cambiò il corso della moda femminile, ma ebbe anche un ruolo decisivo nel corso della Seconda Guerra Mondiale, nella fabbricazione dei paracadute. Dopo la guerra diventò parte della vita quotidiana delle persone poiché fu impiegato nella produzione di moltissimi prodotti non solo di abbigliamento – dalle confezioni per alimenti alle cinture di sicurezza – e contribuì ad esaltare le doti seduttive della calza di nylon prima e del collant in seguito. Il sito di RaiNews propone una bella galleria fotografica che ripercorre la storia del nylon in cui le donne sono protagoniste e ce le ricorda “in fabbrica come operaie impiegate nella produzione di massa, nei negozi come consumatrici di un prodotto che in un primo tempo ha successo proprio perché “pratico e comodo”, e al cinema dove la calza diventa l’elemento centrale di tante scene “calde”: dall’indimenticabile scena dello spogliarello di Sophia Loren in “Ieri, oggi e domani” di De Sica all’immagine icona di Anne Bancroft ne “Il Laureato”. Dalla Marylin in pullover e collant di “Facciamo l’amore” alla Jane Fonda in collant e tuta spaziale di “Barbarella” passando per la battuta definitiva di Woody Allen che della sua parte in “Casino Royale”, parodia del genere 007 del 1967, ebbe a dire: “Ho sognato di essere il collant di Ursula Andress.”
Immagini dal web
Share: