Malinconie di inizio autunno, storie che leggi e si incrociano con storie che vivi e altre storie di cui scrivi. Ho rivisto American Beauty, un film del 1999 scritto da Alan Ball e diretto da Sam Mendes, con Kevin Spacey, Annette Bening,  vincitore di cinque Premi Oscar, tre Golden Globe e altri riconoscimenti.

Il film racconta la storia di Lester Burnham (Kevin Spacey), un uomo in crisi di mezza età, insoddisfatto del lavoro e a rischio di licenziamento; la moglie Carolyn (Annette Bening) è un’ambiziosa agente immobiliare mentre la figlia sedicenne Jane (Thora Birch) è in piena ribellione adolescenziale. Tutto procede nella routine fino a che Lester viene colto da un’improvvisa infatuazione per Angela, un’amica della figlia e questo lo scuote dal piattume in cui fino a quel momento ha navigato. Anche sua moglie Carolyn inizia una relazione clandestina; quando Lester la scopre reagisce manifestando solo indifferenza. Nel frattempo, Lester conosce Ricky (Wes Bentley), un vicino di casa: il ragazzo è figlio del colonnello Frank Fitts (Chris Cooper), autoritario e conservatore, tanto che Ricky si finge un bravo studente agli occhi del padre, ma in realtà consuma e spaccia marijuana. Ricky riprende con una videocamera tutto ciò che lo colpisce, compreso Jane, la figlia di Lester: i due giovani iniziano a frequentarsi e si innamorano. Le vite di tutti i protagonisti si intrecceranno nel momento in cui una serie di fraintendimenti svelerà la vera natura di ciascuno.

In American Beauty il regista mette in scena uno spaccato delle contraddizioni della provincia americana, a cominciare dal mito della famiglia, perfetta solo in apparenza. Il film è particolarmente coinvolgente e i piani di lettura sono tanti e diversi, anche per questo merita di essere visto e rivisto, può sempre riservare una sorpresa. Ora mi piace sottolineare l’attenzione alla bellezza e al valore delle piccole cose che stanno dentro una vita comune, quelle che Lester ricorda nel monologo finale (spoiler). Per lui purtroppo finisce male.

Ho sempre saputo che ti passa davanti agli occhi tutta la vita nell’istante prima di morire. Prima di tutto, quell’istante non è affatto un istante: si allunga, per sempre, come un oceano di tempo. Per me, fu… lo starmene sdraiato al campeggio dei boy scout a guardare le stelle cadenti; le foglie gialle, degli aceri che fiancheggiavano la nostra strada; le mani di mia nonna, e come la sua pelle sembrava di carta. E la prima volta che da mio cugino Tony vidi la sua nuovissima Firebird. E Janie, e Janie… e Carolyn.

Potrei essere piuttosto incazzato per quello che mi è successo, ma è difficile restare arrabbiati quando c’è tanta bellezza nel mondo. A volte è come se la vedessi tutta insieme, ed è troppa. Il cuore mi si riempie come un palloncino che sta per scoppiare. E poi mi ricordo di rilassarmi, e smetto di cercare di tenermela stretta. E dopo scorre attraverso me come pioggia, e io non posso provare altro che gratitudine, per ogni singolo momento della mia stupida, piccola, vita. Non avete la minima idea di cosa sto parlando, ne sono sicuro, ma non preoccupatevi: un giorno l’avrete“.

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