Domenica 1° marzo – Milano è grigia come l’umore dei milanesi. Chiudiamo una settimana di grande incertezza e confusione in cui di colpo ci sono state sottratte le nostre sicurezze. Adesso viviamo appesi alla percezione del Coronovirus che ricaviamo da un’informazione disordinata, se non distorta e perfino manipolata. Scopriamo che il controllo è un’illusione. Certo lo sapevamo anche prima dell’invasione del Virus con la Corona, ma allora sembrava più che altro una teoria che mai avremmo pensato di sperimentare nella realtà del nostro mondo di Occidentali, italiani per giunta, abituati al sole, al mare al buon cibo. alla bellezza, popolo geniale e un po’ cialtrone.

L’emergenza ha sparigliato le carte di molti: degli scienziati che hanno stentato a esprimere una linea comune, dei medici e di tutti coloro che lavorano negli ospedali sovraffollati, dei tanti che, come me, faticano a trovare la misura del disagio creato da qualcosa che ci minaccia e da cui non sappiamo come difenderci.

La politica ha mostrato i limiti di una classe dirigente priva di statisti degni di questo nome, tuttavia alcuni hanno cercato di dare il meglio, va riconosciuto, mentre altri hanno messo in scena spettacoli miserabili di cui noi tutti prima o poi pagheremo il conto.

Seguo l’aggiornamento serale dei contagiati, la progressione è rilevante, ma prevista; rilevo i toni con cui gli scienziati e le autorità invitano alla prudenza. La televisione mi porta in casa un padre che porta dei pacchi alla figlia sulla linea di confine della zona rossa che delimita i luoghi focolaio del Coronavirus. È qualcosa che non avremmo mai pensato ci potesse riguardare da vicino e non voglio neppure immaginare che domani anche Milano, o qualche altra parte del Paese possa tingersi dello stesso colore.

Lunedì, 2 marzo – Milano è gialla, a rischio contagio di secondo grado, per così dire. Adesso, dopo avere assimilato l’elenco dei principi di precauzione di cui dobbiamo tenere conto, devo fare una riflessione sui miei comportamenti.

Devo concentrarmi sul lavoro. Ho degli appuntamenti, incontri cui tengo in modo speciale, segnati in agenda con un cerchio rosso.

Sono combattuta tra la ragione e la voglia di uscire anche per assaporare uno spicchio di vita normale che vada oltre la spesa spicciola e la pipì del cane. Sì, forse ci vado all’appuntamento, forse in una Milano fuori servizio non dovrò faticare per il parcheggio.

Comincio a battere sulla tastiera.

Avevo deciso di venire da te perché ci sono occasioni in cui vedersi di persona è importante, poi ieri ho incontrato degli amici ed è stato davvero strano. Mi sono resa conto della barriera invisibile che alziamo tutti quando avviciniamo qualcuno: non tocchiamoci, la distanza, ecco che lui ha dato un colpo di tosse e nel caso di un “etciù” è la fine, anche se sul momento tutti ci ridono sopra. Insomma, vediamoci attraverso lo schermo e se dovrò tossire… pazienza!

L’appuntamento è andato benissimo, senza alcun problema. Ci stringeremo la mano di persona non appena possibile, ma la vita continua e non lamentiamoci troppo, c’è molto di peggio.

Martedì 3 marzo – Milano è sempre in giallo, ma il clima è un po’ cambiato, o almeno è questo che sento. Concentrarmi nel lavoro mi aiuta a lasciare il contagio dell’ansia fuori dalla porta. Ci vuole altro che il Virus con la Corona per fregarci! Seguo le indicazioni, seleziono i siti da cui attingo le notizie per evitare di perdere tempo nella lettura di tutto quello che non vale la pena e razionalizzo: cambio alcune delle mie abitudini e ne adotto di nuove.

Sto imparando l’emergenza. Sto imparando cose nuove, tra le tante anche un certo tipo di prudenza che poco mi apparteneva,  e la pazienza, e anche una ancora maggiore attenzione per gli altri.

Questa esperienza ha già iniziato a cambiare ciascuno di noi, salvo gli idioti, quelli restano sempre simili a se stessi. Non abbiamo niente sotto controllo, né lo abbiamo mai avuto, e siamo sottoposti a rischi che non possiamo prevedere. Questa vita è ciò che abbiamo; dobbiamo averne cura, dobbiamo rispettare la terra, il prossimo, noi stessi e la nostra intelligenza

Non dobbiamo mai smettere di imparare.

 

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