Lo scorso anno ho iniziato a stilare un elenco dei film che, seppure in modi molto diversi, mettono in scena il rapporto tra uno scrittore fantasma e il suo narratore nel momento in cui sono impegnati nella realizzazione di un romanzo autobiografico, o comunque ispirato alla realtà.

A parte il celeberrimo L’uomo nell’ombra di Roman Polanski, il film che più di tutti ha contribuito a far conoscere il lavoro di noi ghostwriter in Italia, ho iniziato la rassegna consigliando la visione di Lei mi parla ancora, una pellicola del 2021, regia di Pupi Avati, molto interessante.

La pellicola di cui scrivo ora è di tutt’altro genere, infatti il film Una storia senza nome, diretto da Roberto Andò, narra una storia gialla, ma non solo. Ricordo di averlo visto nell’autunno del 2018, appena uscito nelle sale; allora avevo l’abitudine di andare al cinema una volta la settimana, di solito il giovedì, e ripensarci adesso mi sembra incredibile. Eravamo un gruppetto di amici appassionati di cinema cui piaceva anche l’aggiunta del dopo cinema che poteva variare da una pizza con birra e dolce a un panino veloce, o riguardare solo un mega gelato; dipendeva dalla stagione, dalla voglia di stare in giro, dalla direzione in cui aveva virato il nostro umore anche per effetto del film. A volte discutevamo a lungo sulla scelta della pellicola da vedere, ma in qualche caso seguivamo un’ispirazioni casuale che magari si rivelava sconsiderata. Una storia senza nome era uno di quei film di cui nessuno di noi aveva sentito parlare e fu una scelta al buio, in parte giustificata dalla presenza di un cast di attori di indubbio talento composto da Micaela Ramazzotti e Laura Morante, Alessandro Gassmann e Renato Carpentieri. Con mia sorpresa scoprii che nella storia agivano ben due scrittrici fantasma.

Il film sfrutta un fatto di cronaca, il furto tuttora irrisolto di un quadro di Caravaggio, la Natività, trafugato dall’Oratorio di San Lorenzo a Palermo  nella notte tra il 18 e il 19 ottobre 1969, e ci costruisce sopra una trama gialla interessante, ma a tratti poco credibile. Insomma, non è un capolavoro, ma un prodotto d’intrattenimento cui contribuiscono a dare corpo uno pseudo sceneggiatore scapestrato, Alessandro Gassmann nei panni di Alessandro Pes, uno sceneggiatore disilluso che “non scrive una parola da dieci anni“ e sfrutta il talento di Valeria, la Ramazzotti nel ruolo della scrittrice fantasma per amore che scrive sceneggiature che lui si limita a firmare.  Laura Morante, la madre di Valeria, una ghostwriter affermata con clienti importanti nel mondo della politica, ha un legame segrete con un personaggio misterioso, Renato Carpentieri, un uomo dei servizi segreti che suggerirà a Valeria la trama di una bella storia raccontandole come sia stata la mafia a rubare a Palermo il quadro del Caravaggio.  Ecco che Valeria potrà scrivere una nuova sceneggiatura da far firmare ad Alessandro. Da un intreccio in alcuni punti forzato, di cui comunque evito di spoilerare, si arriva ad avere la sceneggiatura compiuta e, dopo mille peripezie, trasformata in un film.

Valeria lavora gratis per Alessandro, al contrario sua madre, introdotta negli ambienti che contano, fa pagare a caro prezzo il talento che mette  disposizione di altri, com’è giusto che sia.

Questo film dà conto di alcune delle attività in cui può specializzarsi un ghostwriter. Per esempio, c’è il ghostwriter che si pone al servizio della politica, è uno scrittore che oltra a conoscere tutti gli argomenti che tratta, deve essere capace di approfondirli controllando dati e fonti, investendo tempo ed energie nella giusta misura, massimizzando la resa. Egli deve mettere in campo competenze specifiche e capacità di relazione per produrre contenuti coerenti con lo stile della persona cui dà voce, nel format corretto per ciascuna delle occasioni istituzionali in cui serve un suo testo. Lo scrittore fantasma dovrà conoscere a fondo il politico per cui scrive per suggerirgli come calibrare toni e pause e per fare questo dovrà saper immaginare le reazioni di ogni singola platea di riferimento. Naturalmente dovrà essere in grado di fronteggiare qualsiasi emergenza, consapevole che se qualcosa andrà storto, in quel caso sarà sempre e solo colpa sua.

Nel film spicca la figura della scrittrice fantasma che sviluppa la sceneggiatura da cui trarre un film. La scrittura per il cinema necessita di competenze specifiche, in pratica occorre saper mettere il film su carta, è il primo passo nella realizzazione di tutte le opere cinematografiche, di fiction televisive e anche dei videogiochi. Si parte da un soggetto, la famosa story, il nucleo narrativo da cui si espande e cresce la sceneggiatura, ovvero la struttura che contiene le indicazioni necessarie alla successiva realizzazione di un film. Se il soggetto si ispira a un romanzo, andrà comunque ripensato e adattato ex novo. I passaggi da fare sono diversi: dall’idea all’elaborazione di un soggetto, passando per il trattamento, la scaletta fino alla sceneggiatura vera e propria che deve essere elaborata in uno stile narrativo preciso e visuale. Insomma, scrivere una buona sceneggiatura non è alla portata di chiunque scriva per mestiere, richiede competenze specifiche. Del resto, come sostengo da sempre, nella scrittura non esiste improvvisazione.

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Cit. dal film Una storia senza nome:
“Io posso offrirle una storia molto speciale…”
“Il nostro problema è un altro: chi conosce l’altra parte della storia, quella che non è ancora avvenuta”.

Natività Caravaggio

Siamo nel 1600 e un mercante di Siena che intrattiene importanti commerci con il Meridione commissiona al Caravaggio, all’epoca trentenne, un dipinto “cum figuris” della misura di 12 x 7/8 palmi. Il pittore, all’epoca già famoso, assolve il suo compito dipingendo la Natività che in seguito viene portata a Palermo e collocata nell’Oratorio di San Lorenzo dove resterà fino al 1969.

Immagini in apertura dal web da Una storia senza nome, Micaela Ramazzotti e Laura Morante

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