Di nuovo sono tornata a tastare con le mani i volumi che dormono su uno dei ripiani di quella che chiamo “la libreria vecchia”. Ne avevo già parlato qui, in un post dedicato alla grande Lalla Romano. Tra i libri di famiglia accumulati negli anni ce ne sono alcuni per cui ho una sorta di venerazione e parecchi appartengono alla collana Nuova Universale Einaudi, conosciuta anche come NUE, della Giulio Einaudi Editore, fondata nel 1962 da Giulio Bollati e tuttora aperta. Si tratta di una delle più rappresentative della casa editrice molto ricercata dai bibliofili, sia per la scelta dei titoli sia per la veste grafica.

I libri sono rilegati con una copertina telata di una punta di azzurro assai intenso e hanno una sovraccoperta bianca con cinque strisce rosse orizzontali che rappresenta ormai una sorta di status. Il marchio storico occupa la fascia inferiore, un’illustrazione o fotografia dell’autore la fascia superiore e in mezzo vi sono i titoli e i nomi dei curatori. Il formato è fisso di cm 12 x 18. Di diversi titoli sono uscite più edizioni, e alcuni sono stati recuperati in altre collane dell’Editore Einaudi.

Oggi ho pescato tra i miei tesori il volume  “Poesie e canzoni” di Bertolt Brecht a cura di Ruth Leiser e Franco Fortini, prefazione di Franco Fortini, l’edizione è quella del 1970. Ho aperto una pagina a caso (pag. 97): la poesia “A coloro che verranno” è stata scritta nel 1939 e testimonia gli orrori del nazismo mentre manda un messaggio alle generazioni future affinché non venga dimenticato ciò di cui gli uomini furono capaci negli anni della seconda guerra mondiale.

Bertolt Brecht parla ancora al nostro presente. Quasi nessuno ascolta.

A coloro che verranno – Bertolt Brecht

I.

Davvero, vivo in tempi bui!
La parola innocente è stolta. Una fronte distesa
vuol dire insensibilità. Chi ride,
la notizia atroce
non l’ha ancora ricevuta.

Quali tempi sono questi, quando
discorrere d’alberi è quasi un delitto,
perché su troppe stragi comporta silenzio!
E l’uomo che ora traversa tranquillo la via
mai piú potranno raggiungerlo dunque gli amici
che sono nell’angoscia?

È vero: ancora mi guadagno da vivere.
Ma, credetemi, è appena un caso. Nulla
di quel che fo m’autorizza a sfamarmi.
Per caso mi risparmiano. (Basta che il vento giri, sono perduto).

«Mangia e bevi, –mi dicono: –E sii contento di averne».
Ma come posso io mangiare e bere, quando
quel che mangio, a chi ha fame lo strappo, e
manca a chi ha sete il mio bicchiere d’acqua?
Eppure mangio e bevo.

Vorrei anche essere un saggio.
Nei libri antichi è scritta la saggezza:
lasciar le contese del mondo e il tempo breve
senza tema trascorrere.
Spogliarsi di violenza,
render bene per male,
non soddisfare i desideri, anzi
dimenticarli, dicono, è saggezza.
Tutto questo io non posso:
davvero, vivo in tempi bui!

II.

Nelle città venni al tempo del disordine,
quando la fame regnava.
Tra gli uomini venni al tempo delle rivolte
e mi ribellai insieme a loro.
Cosí il tempo passò
che sulla terra m’era stato dato.

Il mio pane, lo mangiai tra le battaglie.
Per dormire mi stesi in mezzo agli assassini.
Feci all’amore senza badarci
e la natura la guardai con impazienza.
Cosí il tempo passò
che sulla terra m’era stato dato.

Al mio tempo, le strade si perdevano nella palude.
La parola mi tradiva al carnefice.
Poco era in mio potere. Ma i potenti
posavano piú sicuri senza di me; o lo speravo.
Cosí il tempo passò
che sulla terra m’era stato dato.

Le forze erano misere. La meta
era molto remota.
La si poteva scorgere chiaramente, seppure anche per me
quasi inattingibile.
Cosí il tempo passò
che sulla terra m’era stato dato.

III.

Voi che sarete emersi dai gorghi
dove fummo travolti
pensate
quando parlate delle nostre debolezze
anche ai tempi bui
cui voi siete scampati.

Andammo noi, piú spesso cambiando paese che scarpe,
attraverso le guerre di classe, disperati
quando solo ingiustizia c’era, e nessuna rivolta.

Eppure lo sappiamo:
anche l’odio contro la bassezza
stravolge il viso.
Anche l’ira per l’ingiustizia
fa roca la voce. Oh, noi
che abbiamo voluto apprestare il terreno alla gentilezza,
noi non si poté essere gentili.

Ma voi, quando sarà venuta l’ora
che all’uomo un aiuto sia l’uomo,
pensate a noi
con indulgenza.

 

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