Il mondo sta andando a pezzi e non perdiamo occasione per occuparci di questioni che lasciano il tempo che trovano. Nei giorni scorsi si è fatto un gran parlare dell’accusa rivolta alla scrittrice Camilla_Läckberg_ghostwritersvedese Camilla Läckberg, accusata di essersi avvalsa di un ghostwriter per la scrittura di alcuni suoi romanzi. Il caso ha avuto origine da un articolo apparso sulla rivista online svedese Kvartal a firma del giornalista Lapo Lappin, venuto in possesso dell’analisi dei libri della scrittrice fatta da un programma generato da un’intelligenza artificiale che rivela l’impronta stilistica di ciascun scrittore.

Non ho mai letto alcun noir scritto da Camilla Läckberg, documentandomi ho scoperto che ha scritto una dozzina di romanzi e un paio di raccolte di racconti; il suo successo pesa venti milioni di copie in cinquanta paesi. Che dire? Complimenti a lei e, se qualche volta ha usato un ghostwriter, ancora complimenti a lei per essere stata abile nella scelta del collaboratore più affine alla sua scrittura, infatti i suoi libri hanno avuto comunque successo. Le voci riguardo a chi sia la penna di rincalzo di Läckberg portano allo scrittore svedese Pascal Engman, il suo editor. Gli addetti ai lavori sanno bene quanto e quante volte l’attività di un editor finisce per sconfinare nel ghostwriting, perché stupirsi?

È altrettanto noto che scrittori e case editrici ricorrono frequentemente ai servizi dei ghostwriter, dunque anche questa è l’ennesima notizia costruita sul niente. Ci siamo forse dimenticati dei ghostwriter di Dumas padre e dei tanti rovelli sull’attribuzione delle opere di Shakespeare? E questi sono solo due esempi tra tanti. Inoltre, perché ricorrere all’aiuto di un ghostwriter dovrebbe essere una colpa? Condividere, collaborare, scrivere a più mani, scrivere per un altro, sono tutte attività impegnative, complesse, interessanti e appaganti. Parola di ghostwriter!

“Se ce ne infischiassimo del fatto che Amleto sia stato scritto da William Shakespeare, da Francis Bacon o da Christopher Marlowe?”
Yves Lavandier, ne L’ABC della drammaturgia

Nella foto Camilla Läckberg

Foto d’apertura di Wilfried Pohnke da Pixabay

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