Qualche giorno fa Il Post ha pubblicato un articolo che ricordava Alexandre Dumas padre, onorato come uno dei più famosi scrittori francesi dell’Ottocento, autore dei “Tre Moschettieri” e del “Conte di Montecristo”, potete leggerlo qui. Lo spunto veniva dalla rappresentazione proposta nel doodle di Google del 28 agosto che celebrava la data d’uscita della prima parte di uno dei suoi romanzi più noti, Il Conte di Montecristo, apparso sul giornale francese Journal des Débats il 28 agosto 1844.

 Dell’articolo de Il Post mi ha colpito un frase in particolare: “Come la maggior parte delle sue opere, Dumas non le scrisse da solo: fu aiutato da Auguste Maquet, il suo collaboratore principale, e anche da altri scrittori che non raggiunsero la fama, come l’italiano Pier Angelo Fiorentino. Il rapporto con Maquet e gli altri collaboratori fu spesso usato dai detrattori di Dumas, che a lungo fu considerato da alcuni critici uno scrittore di scarso valore letterario”.

Ad Auguste Maquet, che ebbe un rapporto molto contrastato con Dumas, è tra l’altro attribuita la scrittura de I tre moschettieri e anche a Pier Angelo Fiorentino sono attribuite diverse opere dell’autore francese, tra queste il Conte di Montecristo.

Auguste Maquest e Pier Angelo Fiorentino sono indicati come dei collaboratori, ovvero scrittori che hanno collaborato con Dumas. Mi stupisce che non venga utilizzato il termine più corretto di ghost writer, o scrittori fantasma, infatti loro scrivevano un testo su commissione dell’autore che l’avrebbe firmato, nel caso cui facciamo riferimento Dumas padre. Ovvio che fosse dovuto loro un compenso. Dunque c’erano altre penne dietro il successo di Dumas, tra i primi se non il primo a inventare quella che oggi chiamiamo l’industria dei bestseller. Grazie al lavoro collettivo di un autore e di più scrittori, abbiamo dei classici che raccontano storie ancora capaci di rapirci e questo è ciò che conta.

Trovo curioso che in un presente in cui i lettori hanno tutto il diritto di coltivare un sano dubbio rispetto la paternità di molte delle pagine che leggono, ancora ci sia un pregiudizio nel citare i ghost writer in quanto tali. Forse c’è una sorta di resistenza nell’ammettere l’utilità della loro funzione e nel concedere a questa professione pari dignità rispetto a quella dello scrittore che per sbarcare il lunario magari insegna scrittura creativa, o dell’editor, o di una delle numerose attività legate al mondo della scrittura. È del 2007 il romanzo thriller di Robert Harris  intitolato Il ghostwriter da cui è stato tratto il film L’uomo nell’ombra, diretto da Roman Polanski e uscito in Italia nell’aprile 2010; il libro e il film, ambedue di successo, hanno contribuito a rendere nota l’esistenza della figura dello scrittore fantasma, poi sono usciti libri famosi che in copertina riportavano il nome dell’autore, ma non quello dello scrittore, uno per tutti Open di Agassi, ma alla fine poco è cambiato. Una volta, ai tempi di Dumas, fare il ghost writer si diceva “fare il negro”, oggi per fortuna questo modo di dire è dimenticato e la professione dello scrittore fantasma ha assunto contorni del tutto diversi, tuttavia resta l’impressione che l’autenticità di questo lavoro sia ancora poco riconosciuta e accettata, almeno in certi contesti.

Vi interessa sapere chi sono i ghostwriter? Vi consiglio di navigare www.iltuoghostwriter.it, se poi andate di fretta potete cominciare da qui:
Autori e scrittori: oltre l’editing c’è la scrittura condivisa
Alcuni dei libri più venduti al mondo sono scritti dai ghostwriter
Professione Ghostwriter: noi scrittori fantasma mica siamo nati ieri
Professione Ghostwriter: Patterson, la fabbrica dei libri

 

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