La professione del ghost writer è cosa antica. In senso lato e solo per certi aspetti, il ruolo dello scrittore fantasma potrebbe perfino  coincidere con il momento in cui è nata la scrittura e con essa l’attività dello scriba, infatti, nelle società antiche il possesso della cultura equivaleva al potere e lo scriba era un tramite tra due mondi differenti: quello dell’analfabetismo e quello della cultura. In tempi relativamente recenti gli scrivani mettevano la loro penna al servizio di chi non conosceva l’arte di leggere e scrivere e, anche se di solito erano impiegati negli uffici pubblici e lavorano alla stesura o alla copiatura di atti e documenti e spesso erano anche bravi contabili, diventavano ghost writer quando si occupavano della redazione di lettere, epistole, eccetera, mettendosi al servizio degli analfabeti. Con l’aumento dell’alfabetizzazione hanno perso il loro ruolo.
Per quanto riguarda il ruolo degli scrittori fantasma in relazione alla produzione di romanzi, ci sono infiniti esempi. Uno dei più famosti ghost writer dell’Ottocento fu Auguste Maquet che lavorò al servizio di Alexandre Dumas (padre). Il lavoro di Maquet contribuì in maniera significativa alla produzione letteraria del romanziere francese; tra i romanzi più famosi cui collaborò ci sono I tre moschettieri e Il conte di Montecristo. Dumas padre era figlio di un mulatto e scherzava sulle sue origini; pur rappresentando un esempio dell’integrazione razziale anche Dumas aveva in Maquet, un bianco, il suo “negro”. Infatti, fare il ghost writer una volta si diceva “fare il negro”. Sulla collaborazione tra i due esiste anche un film in cui viene dato risalto al ruolo del ghost writer, L’Autre Dumas (2010, Francia).
Tra i tanti, anche Lovecraft si prestò al ruolo di scrittore ombra per Houdini. Era il 1924 quando il famoso illusionista chiese a Lovecraft di scrivere un racconto per lui. Lo scrittore accettò poiché aveva bisogno di soldi, un lavoro come un altro. Il testo fu pubblicato con la firma di Houdini e con il titolo Imprisoned with thePharaohs sulla rivista «Weird Tales». Il racconto, scritto in prima persona, narra una storia realmente accaduta a Houdini (almeno in parte) e ottenne un discreto successo tanto che la collaborazione tra Houdini e Lovecraft proseguì.
Oggi sono moltissimi i romanzieri che si avvalgono della collaborazione dei ghost writer. Scrittori molto prolifici, come James Patterson e Wilbur Smith, in alcuni casi con il supporto degli editori, utilizzano equipe di scrittori professionisti e solo così hanno potuto avviare la produzione industriale di bestseller.
Ma non è tutto qui. Appoggiarsi a un ghostwriter o comunque a uno scrittore professionista ha permesso di realizzare alcuni dei casi editoriali più clamorosi degli ultimi anni, come Open, la biografia di Agassi divenuta uno straordinario successo sia di pubblico sia di critica.
Da notare che, per quanto riguarda l’aspetto economico, i ghost writer se la passano piuttosto bene, di certo meglio di tanti scrittori, soprattutto nei paesi di lingua anglosassone. L’inglese Andrew Crofts  è forse il ghostwriter più pagato del mondo. In una intervista di un paio di anni fa a La Repubblica, dichiarava: “In pochi anni ho venduto 5 milioni di copie. E così si sono fatti avanti editori e agenti. Al cliente chiedo 130 mila euro per ogni lavoro. Ma ho raggiunto anche il record di 780 mila”. Alcune sue fondamentali scritture sono alla luce del sole, come Vendute! scritto con Zana Muhsen (Mondadori), o The Change Agent per il celebre informatico inglese James Martin e il Fabbricante di sogni (Piemme).

Foto dal web.

 

 

 

 

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