Il primo amore di Renato Tormenta, i turbamenti di un ragazzino di diciotto anni alle prese con l’esperienza che gli segnerà la vita. Che tenerezza fa Renato! Tutti siamo stati così, ingenui, disponibili, aperti ad accogliere…
È arrivata la versione cartacea de La regola dell’eccesso, il romanzo autobiografico di cui sono autrice con Renato Tormenta. Ebbene, gli ebook mi piacciono, li trovo comodi, funzionali a parecchie specifiche esigenze e perfino ecologici, ma la carta è un’altra cosa. È d’accordo con me anche il mio co-autore, Renato Tormenta. Apparteniamo tutti e due alla generazione di quelli che con la carta ci sono nati. Ci piace la sensazione tattile della copertina nuova, l’aspetto intonso della costa del libro prima che venga squadernato, il frusciare delle pagine e quell’odore di cassetto chiuso, di stantio che, ovunque ti trovi, quando leggi ti riporta sempre a casa. E poi il libro di carta è tangibile, concreto. Renato ed io soppesiamo il nostro, lisciamo con le dita la copertina, e ridiamo come due stupidi. C’è tutta una storia, non solo dentro il libro. C’è la storia di quanto ci sia costato scriverlo e di quanto ci abbia personalmente arricchito arrivare fino all’ultima pagina. E c’è una storia anche avanti, proiettata nel futuro. Grazie, Renato! Grazie a te, Susanna!
Un altro frammento di viaggio che non è stato utilizzato all’interno de La regola dell’eccesso. Questa volta Renato Tormenta è sul Machu Picchu e aveva da poco lasciato gli amici che avevano deciso deciso di proseguire…
Renato Tormenta ha viaggiato moltissimo fin da quando aveva diciotto anni. Lo scoprire posti e culture diverse è sempre stata una delle sue grandi passioni. Nel libro che racconta la sua storia non abbiamo raccolto….
Ho letto il post di Federica Aceto – https://federicaaceto.wordpress.com/2015/05/08/traduttori-anonimi/ – che affronta molti temi interessanti legati al mondo dell’editoria, riassumibili in tre hashtag che, cito l’autrice, sono utili per capire “certi meccanismi fallimentari dell’editoria di oggi: #iononleggoperché, #iononpagoperché e #iolavoroperduesoldiperché”. L’articolo merita di essere letto con attenzione e mi trova d’accordo su tutti i punti. Tra l’altro suggerisce un attento ascolto dei motivi per cui i non lettori sono tali. Può darsi che a qualcuno non piaccia leggere e basta; in questo caso i lettori e gli scrittori non devono sentenziare. Leggere non può essere un obbligo. I lettori occasionali, magari anche svogliati, forse hanno bisogno di essere stimolati con nuove proposte. Nello stesso post Federica Aceto dice: “i non lettori spesso hanno storie interessantissime da raccontare. I libri più belli spesso parlano di non lettori e sono stati scritti da gente che ha avuto la capacità e l’umiltà di ascoltarli e di non prenderli per il culo”. Interpreto il suo pensiero dal mio punto di vista, quello del ghost writer cui vengono sottoposte storie vere da trasformare in autobiografie, narrazioni in cui i lettori possono riconoscersi e appassionarsi, arrivando senza sforzo alla fatidica ultima pagina. Le biografie di persone comuni, anche quando raccontano di vite straordinarie non riscuotono alcun interesse da parte degli editori che, invece, pubblicano volentieri le storie di vita del calciatore di turno, della soubrette, per ovvie ragioni mercantili. Invece, questo tipo di memoir, se scritto in modo “onesto e coinvolgente” (per usare le parole di un lettore che ha recensito un libro di cui sono coautrice), può trovare la propria collocazione grazie al self-publishing, e incontrare così i suoi lettori. Sarebbe bello che riuscisse ad attirare un po’ di curiosità anche tra gli addetti ai lavori che ancora guardano con pregiudizio tutto ciò che viene auto-pubblicato, dando per scontato che non sia professionale. Tutto evolve, occorre prenderne atto e provare a dare spazio a libri potenzialmente “amici” anche di chi con la lettura ha, per il momento, poca dimestichezza. In futuro, chissà!
“In mezzo alla tempesta, su quella nave sospesa tra le onde, carica di uomini soli, con in fondo al cuore il sospetto che qualcosa avrebbe anche potuto andare storto, Renato si sentì eccitato e, pensando a Baltimora, gli tornarono in mente le ragazze con cui si era strusciato al suo paese.” da La regola dell’eccesso di Renato Tormenta e Susanna De Ciechi
La vita inizia come un’avventura da affrontare con passione ed entusiasmo, senza troppo pensare. I diciotto anni di Renato Tormenta, campano di Torre del Greco, sono il risultato di un’infanzia difficile, vissuta in un contesto sociale e familiare che non lasciava spazio alla serenità, anni carichi di tensioni, in cui era complicato trovare lavoro, il contrabbando era spesso l’unica fonte di sostentamento per tante famiglie e lo spinello il minore dei mali, soprattutto tra gli adolescenti. Il mestiere del marinaio su una nave cargo è tutto ciò cui Renato può ambire, almeno al momento. Un approccio alla vita pesante, eppure lui prova ad adattarsi, è curioso, scopre altri mondi e anche l’amore. Subisce le prime delusioni, ma non si arrende. Com’è cambiato il Paese da allora? Sono trascorsi più di trent’anni, in mezzo è passato di tutto compresa l’illusione di un benessere economico mai davvero conquistato, soprattutto al Sud. Oggi la situazione è tale per cui, nel generale disinteresse, si ripropongono alcuni fenomeni di quegli anni, come il contrabbando di sigarette. Il libro di Renato Tormenta racconta anche di un passato che è tuttora il nostro presente.
Amazon – Kobo – LaFeltrinelli – MondadoriStore
–
Oggi non si parla più di droga, la dipendenza è uscita dai temi di moda nei dibattiti, tuttavia il problema si è addirittura ampliato. Il libro di Renato Tormenta, un uomo che ha attraversato l’inferno delle dipendenze…