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Susanna De Ciechi

Libri in strada: Pianissimo chiude, anzi no. Si trasforma

Scritture&Scrittori By Novembre 25, 2014 No Comments

foto-15-618x390-web“Qualche tempo fa, in un’intervista, mi hanno chiesto cosa volesse dire essere italiano, io ho risposto che significava sapersi adattare nel miglior modo possibile agli ambienti ostili. Allora non avevo capito che, come Gaber, non mi sentivo italiano e che non potevo rispondere nulla. Ma se dovessi raccontare come mi sembrano gli italiani direi che sono uomini che hanno associato l’amore e il disprezzo: che non sanno più amare senza anche disprezzare il vicino”. Filippo Nicosia

Avevo già scritto di Filippo Nicosia che con la sua libreria itinerante, tra mille vicissitudini, è riuscito a distribuire libri viaggiando per l’Italia. Oggi dichiara di avere messo la parola fine a quest’avventura che non intende ripetere in futuro. Non abbandona però il mondo dei libri, anzi, la sua passione prende casa in una libreria bistrot e, come dice lui, diventa un libraio normale. La sua lettera di commiato mi ha colpito. Ci sono molte verità su cui riflettere e vi invito a leggerla al link: http://www.pianissimolibrisullastrada.it/. Troviamo modi nuovi e diversi per far scoprire ai non lettori citati da Filippo il valore e la bellezza della lettura, facciamolo con passione, senza supponenza. Se ci impegneremo con tenacia potremo cogliere l’obiettivo. Oggi, invece, facciamo poco o niente e diamo per scontato che la battaglia sia persa in partenza. Domandiamoci con umiltà se non siamo noi a sbagliare.

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Professione Ghost Writer: A Bookcity una prova sul campo

Scritture&Scrittori By Novembre 17, 2014 No Comments

B2kdoXgIMAATiQ1-webIl giorno dopo l’evento Sogni Possibili organizzato da Donna Moderna nell’ambito di Bookcity Milano va un grazie sentito alle bravissime giornaliste Donatella Gianforma, Barbara Rachetti e Alice Barrese che mi hanno offerto l’occasione di spiegare in cosa consiste la mia attività di ghost writer a un pubblico davvero molto attento. Inoltre ho potuto dare una dimostrazione pratica di ciò che accade nel corso del primo approccio con il cliente narratore. Hanno fatto da cavie per l’esperimento Silvia Calvi e Silvio Suppa che ringrazio per la disponibilità. Ognuno di loro mi ha raccontato una storia, un problema che desiderava risolvere attraverso il ricorso a un messaggio scritto. Per ciascuno ho improvvisato i punti essenziali di una proposta: nel primo caso una lettera d’amore, nel secondo un racconto dedicato a un parente, un’attenzione destinata solo a quelle persone che per noi sono davvero speciali. Un piccolo saggio di come, in una diversa dimensione, possono nascere autobiografie, memoir, romanzi realizzati a quattro mani. Nella foto con me, Silvia Calvi.

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Storia di una vedova – Memoir – Joyce Carol Oates

Biografie By Novembre 14, 2014 No Comments

14 novembre 2014

_storia-di-una-vedova-1384321685-web“Tornando nella casa buia, dopo essermi lasciata Princeton alle spalle, mi sento come una freccia appena scoccata – verso quale bersaglio?”

La vita da sola dopo quasi cinquant’anni in due. Una vita dimezzata, ma non una vita a metà. Il memoir Storia di una vedova della grandissima Joyce Carol Oates (Bompiani) è un libro interessante, una lunga introspezione fondata sull’analisi del lutto per l’improvvisa morte del marito Ray, tutta incentrata sulla lunga consuetudine (quasi cinquant’anni) di una felice vita coniugale in cui sono stati condivisi affetti, molte passioni, compreso quella per la scrittura, lasciando però intatte alcune zone “private” che la Oates vedova esplora solo ora, almeno in parte. L’elaborazione del lutto viene gestita attraverso il filtro dell’affetto e della cura per la vedova manifestata dagli amici più cari. Interessante l’analisi del cullare l’idea rifugio del suicidio, della ricerca di sollievo attraverso gli psicofarmaci, del rifiuto degli stessi indispensabile per sentirsi di nuovo viva e libera. Un cammino difficile in cui c’è tutto lo straniamento dovuto al fatto di dovere affrontare la vita e se stessi da un punto di vista inedito che costringe la vedova a prendere atto alla fine, che il marito non tornerà. Fa riflettere anche l’analisi del cambio di passo rispetto a gesti consueti, luoghi, abitudini condivise piacevoli che ora risultano insopportabili. Si rompe il cerchio e la ricerca di un nuovo equilibrio è difficile dentro una casa amata e ora temuta allo stesso tempo. Anche gli animali di casa, ben raccontanti, sono visti come i gatti di Ray e per alcuni aspetti diventano bestie temute, di cui la Oates ama forse più il ricordo di ciò che sono stati. C’è poi il tempo sospeso, un limbo, dedicato al lavoro soprattutto condotto in esterni, girovagando per convegni in diverse città. Una distrazione dal lutto che è anche una medicina. Fino all’inizio della rinascita finale, simboleggiata dalla cura del giardino che era del marito e dall’arrivo della primavera. Scritto in prima persona e al presente, è ampiamento rievocativo del rapporto coniugale, come è ovvio. In alcuni punti un po’ ripetitivo e prolisso. Non la solita Oates anzi, una Oates del tutto insolita. È dato ampio spazio alle considerazioni della vedova che parla di sé in corsivo e in terza persona definendosi come “la Vedova” quasi a volere comporre una casistica di alcuni aspetti del lutto. Eccessiva e noiosa la sfilza di mail di amici e conoscenti.

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