Diario di Etty Hillesum

Biografie By Gennaio 18, 2015 No Comments

18 gennaio 2015

04df38e612ce984599617475a9fe81ba_w_h_mw650_mh-webSecondo la radio inglese, dall’aprile scorso sono morti settecentomila ebrei. Sono già morta mille volte in mille campi di concentramento. In un modo o nell’altro so già tutto. Eppure trovo questa vita bella e ricca di significato. Ogni minuto“.

Scritto ad Amstardam tra il 1941 e il 1943, nel Diario (Adelphi), Etty Hillesum racconta di se stessa, una giovane donna ebrea che legge Rilke, Dostoevskij, Jung. Etty non è osservante tuttavia i temi religiosi la interessano e ne parla fino a che sono gli argomenti legati alla persecuzione a invadere le pagine del suo diario. Etty registra le voci su amici scomparsi nei campi di concentramento, uccisi o imprigionati. Un giorno, davanti a un gruppo sparuto di alberi, trova il cartello: «Vietato agli ebrei». Un altro giorno, certi negozi vengono proibiti agli ebrei. Un altro giorno, gli ebrei non possono più usare la bicicletta. Etty annota: «La nostra distruzione si avvicina furtivamente da ogni parte, presto il cerchio sarà chiuso intorno a noi e nessuna persona buona che vorrà darci aiuto lo potrà oltrepassare». Ma, quanto più il cerchio si stringe, tanto più Etty sembra acquistare una straordinaria forza dell’anima. Non pensa un solo momento, anche se ne avrebbe l’occasione, a salvarsi. Pensa a come potrà essere d’aiuto ai tanti che stanno per condividere con lei il «destino di massa» della morte amministrata dalle autorità tedesche. Confinata a Westerbork, campo di transito da cui sarà mandata ad Auschwitz, Etty esalta persino in quel «pezzetto di brughiera recintato dal filo spinato» la sua capacità di essere un «cuore pensante». Se la tecnica nazista consisteva innanzitutto nel provocare l’avvilimento fisico e psichico delle vittime, si può dire che su Etty abbia provocato l’effetto contrario. A mano a mano che si avvicina la fine, la sua voce diventa sempre più limpida e sicura, senza incrinature. Anche nel pieno dell’orrore, riesce a respingere ogni atomo di odio, perché renderebbe il mondo ancor più «inospitale». La disposizione che ha Etty ad amare è invincibile. Sul diario aveva annotato: «“Temprato”: distinguerlo da “indurito”». E proprio la sua vita sta a mostrare quella differenza. Morirà ad Auschwitz verso la fine del 1943.

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Letture&lettori: Il libro di carta non è morto

Scritture&Scrittori By Gennaio 14, 2015 No Comments

index-webSecondo quanto riportato dal Financial Times, nel mondo anglosassone stanno crescendo le vendite di libri tradizionali, mentre il digitale è in stallo. In Gran Bretagna la catena di librerie Waterstones parla di vendite cresciute nel mese di dicembre 2014 del 5% rispetto all’anno precedente e questa crescita, assicurano da Londra, non è in nessun modo legata alle vendite dei Kindle, cui Waterstones si era convertita due anni fa. L’evoluzione digitale sembra faticare, e anche da Foyles, altra catena di librerie britanniche, si deve registrare l’insuccesso, almeno per ora, di un esperimento di e-reader, ma al tempo stesso, si tocca un +8% nelle vendite complessive. Conferme in questo senso arrivano anche dagli Stati Uniti dove, scrive sempre il FT, le vendite di libri tradizionali sono cresciute del 2,4%, secondo anno consecutivo con un segno più. In Gran Bretagna il dato resta negativo per il 2014 (-1,3%), ma nel 2013 la caduta era stata del 6,5% (nonostante un anno con bestseller come “Cinquanta sfumature di grigio” oppure, imperdibile per il pubblico inglese, l’autobiografia di Sir Alex Ferguson) – Fonte AscaNews. Il libro di carta, insomma, sembra tutt’altro che morto e dalla Gran Bretagna gli operatori editoriali non hanno paura di parlare di un’industria del libro che gode di “salute piuttosto buona”. In Italia, invece, attendiamo ancora il boom dell’editoria digitale, ma da noi le tendenze globali arrivano quasi sempre in ritardo.

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Letture&lettori: Mini libri al fronte per vincere la guerra

Scritture&Scrittori By Gennaio 7, 2015 No Comments
51izoa7BSrL._SL300_webCe lo racconta Giulio Azzolini su Repubblica sera del 6 gennaio. Nel corso della seconda guerra mondiale gli Stati Uniti finanziarono, produssero e distribuirono libri per distrarre le truppe, come dire “Cibo per la mente e per vincere la paura”. Il progetto ideato da alcuni grandi editori di New York fu discusso e supportato dal Dipartimento per la Guerra. Tra gli autori pubblicati in un formato speciale – due colonne su pagina di giornale, una carta testata per resistere fino a sei letture – Graham Greene, Melville, Charles Dickens, Shakespeare e Fitzgerald. I testi sopravvissuti sono oggi materiale per collezionisti. L’intera storia dei mini libri è raccontata da Molly Guptill Manning in When Books Went to War: the stories that helped us win World War II (Quando i libri entrarono in guerra: le storie che ci hanno aiutato a vincere la seconda guerra mondiale) edito da Houghton Muffin Harcourt. Quei libri, così piccoli, furono i primi “tascabili” della storia e rappresentarono una rivoluzione nell’industria editoriale.

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Letture&lettori: Marck Zuckerberg lancia il Club della lettura

Scritture&Scrittori By Gennaio 5, 2015 No Comments

libri-kBeC-U10401277047418QAH-700x394 webIl fondatore di Facebook ha decretato che il 2015 sarà “l’anno dei libri” e ha invitato il popolo di Facebook alla lettura di due libri al mese. Da ieri, dunque, sul social network è comparsa la pagina “Year of books” che al momento in cui scrivo, sono le 16 del 5 gennaio, ha già raccolto oltre 139.000 “Mi piace”. «Leggeremo un nuovo libro ogni due settimane e ne discuteremo qui – è scritto in un post – I nostri libri si concentreranno sull’apprendimento di nuove culture, credi, storie e tecnologie. Suggerimenti per nuovi libri da leggere sono sempre benvenuti».  Come primo volume da leggere, Zuckerberg consiglia La fine del potere del venezuelano Moses Naim, un saggio di 300 pagine pubblicato nel marzo del 2013 che parla dell’evoluzione della leadership. «Sentitevi liberi di discuterne, ma mantenete la conversazione attinente a questo libro», raccomanda nel post.  L’iniziativa di Zuckerberg è stupefacente di per sé e porterà a chissà quali iniziative da parte degli editori per ottenere la segnalazione di un loro libro. Nel nostro Paese un italiano su due non legge neppure un testo l’anno e i libri non si vendono. Chissà, forse grazie all’iniziativa del vecchio Marck rivolta all’immensa platea di Facebook (1,3 miliardi di iscritti), qualcosa potrebbe cambiare.

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